Opera è un browser “alternativo” e tiene alla sua terzietà rispetto agli altri navigatori del web. Il concetto è stato ribadito con la posizione assunta nella nuova “guerra dei formati” avviata da Apple contro Adobe – Opera supporta Flash, ma Flash deve darsi una mossa per non restare indietro – e risulta vieppiù confermato da una nuova clip video pubblicata sul canale YouTube ufficiale dell’azienda. Che irride l’estetica da MythBusters scelta da Google per l’ultima pubblicità di Chrome.
Google Chrome è più veloce di una scarica elettrica o di una patata sparata a tutta velocità, sostiene il succitato video con tanto di prove in laboratorio al rallentatore: non ce n’è davvero per nessuno e gli utenti non hanno di meglio che scegliere il browser di Mountain View per le loro sessioni online. Ai test bizzarri e simil-scientifici di Google, Opera risponde in maniera ancora più bizzarra, usando l’arma dell’umorismo per smontare un assunto (Chrome è il più veloce del web) che evidentemente in Norvegia non vedono molto di buon occhio.
I due strambi figuri protagonisti del video di Opera “misurano” la differenza tra l’apertura di una pagina web nel browser e il tempo impiegato per la bollitura delle patate in un pentolino. È una “prova” chiaramente demenziale, inframmezzata da tiri a freccette e sfida a colpi di pesci in faccia che fa da contraltare alla professionalità geek messa in campo da Google per la sua campagna di advertising.
Ma non di solo umorismo vive Opera, anzi: Opera Mini per iPhone, la versione mobile del browser compatibile con il melafonino, è stata scaricata 2,6 milioni di volte in due sole settimane di disponibilità sullo store di Cupertino.
iPhone è ora il terzo dispositivo più popolare al mondo per quanto riguarda l’impiego di Opera Mini, sostiene la software house norvegese, posizione che diventa di leadership negli Stati Uniti battendo il precedente Opera Mini per BlackBerry.
Il rapporto di Opera, basato sui dati di traffico raccolti sui siti web più popolari, dimostra che anche nel giardino recintato di iPhone si sente la necessità di un browser alternativo a quello già incluso, Safari. Poco importerebbe dunque, visto il successo dei numeri, che l’integrazione con le funzionalità dello smartphone della Mela non sia propriamente al 100% e che Safari continui a rappresentare uno strumento obbligato per certe operazioni come la visualizzazione dei link via mail.
Alfonso Maruccia