Opera ha tagliato il cordone ombelicale che ancora la legava a Dragonfly , rendendo questo noto strumento di debugging dei siti web un progetto open source completamente autonomo.
Opera Dragonfly è stato pensato fin dal suo concepimento, avvenuto un paio d’anni fa, come un progetto open source: il suo codice è da sempre disponibile sotto licenza BSD. Come spiega però in questo post David Storey, a capo dell’iniziativa Open the Web di Opera, fino poco tempo addietro il codice sorgente di Dragonfly era ospitato sui server di Opera. La scorsa settimana il progetto ha acquisito totale indipendenza trasferendosi sul servizio di code hosting BitBucket , che fornisce per altro agli sviluppatori più sofisticati strumenti di collaborazione, condivisione, version control system e bug tracking.
Opera spera che questa mossa possa attrarre verso Dragonfly un maggior numero di sviluppatori, e accelerare l’implementazione delle numerose caratteristiche già in programma.
Storey ha detto che la versione di Dragonfly ospitata su BitBucket è la prima ad implementare una nuova e più efficiente versione dello Scope Protocol, nota come STP-1: questo è il protocollo utilizzato per la comunicazione tra il tool di debugging e il browser. A tal proposito va ricordato che, benché open source, Dragonfly funziona esclusivamente con Opera. Tra i debugger per Firefox più simili a Dragonfly c’è Firebug , anch’esso disponibile come estensione gratuita e open source.
Alessandro Del Rosso