L’Office of Personnel Managemen (OPM) rilascia informazioni aggiornate sulla breccia subita l’anno scorso, una compromissione della sicurezza dei sistemi federali americani che ha messo a rischio, e metterà a rischio anche negli anni futuri, le identità digitali di milioni di cittadini USA in affari con il governo.
Dei 21,5 milioni di dipendenti, contractor e associati vari i cui dati sensibili e personali erano risultati essere compromessi dopo l’intrusione, aveva in passato dichiarato l’OPM, 1,1 milioni risultavano vieppiù danneggiati a causa del furto di altrettante impronte digitali raccolte dall’agenzia.
L’indagine condotta in collaborazione con il Dipartimento della Difesa (DoD), dice ora l’OPM, hanno fatto salire il numero dei cittadini con le impronte digitali compromesse a 5,6 milioni: tutte le persone sottoposte al prelievo di impronte erano o sono impiegati in posizioni caratterizzate dai più svariati livello di “sensibilità” e rischio di sicurezza.
Le impronte digitali rubate all’OPM sono probabilmente già in mano alle agenzie di intelligence straniere, ai cyber-criminali e a chissà chi altro, specula l’agenzia federale, e ora il problema principale consiste nello stabilire le conseguenze, sul breve e sul lungo periodo, del furto di dati biometrici impossibili da “cancellare” o alterare nel corso della vita di un persona.
Le impronte digitali non si possono cambiare, ma le autorità federali statunitensi rassicurano sul fatto che, almeno per il momento, il rischio di abuso da parte di spie e criminali è “basso”. Il futuro, invece, è un’ incognita carica di rischi , e per continuare a monitorare la situazione gli USA creeranno un gruppo di lavoro composto da FBI, DoD, DHS, CIA e agenzie segrete varie.
Alfonso Maruccia