Come possiamo capire la “new normality” del post-Covid se non studiando le profonde ripercussioni che sta determinando sulle persone e sulla società, anche e soprattutto nell’ottica del rapporto con il digitale? Oppo intende infatti approfondire con i propri “Smart Studies” proprio questo aspetto, del tutto centrale nella comprensione del mondo che verrà: la pandemia ha imposto a forza l’ingresso della dimensione digitale nella nostra sfera di percezione della realtà, imponendoci per la prima volta di ragionare non nei termini di una dicotomia virtuale/reale, ma nell’ottica di un continuum tra materiale e immateriale come facce della stessa medaglia.
Oppo Smart Studies: alla ricerca del senso
Gli Oppo Smart Studies sono pertanto un osservatorio di grande importanza: affidati al sociologo Francesco Morace, Presidente del Future Concept Lab, il progetto nasce per tentare di capire a fondo come stiamo cambiando, come sta cambiando il mondo circostante e, soprattutto, come stiano cambiando le relazioni tra le differenti entità che regolano la quotidianità, i mercati e il rapporto con i dispositivi tecnologici personali.
La metamorfosi avvenuta nel recente periodo ha trasformato la relazione con l’intero sistema dei consumi, del commercio e dei servizi, determinando l’evoluzione dei valori e dei paradigmi sociali e facendo emergere con chiarezza l’esistenza di esperienze che non si possono comprare come salute, convivialità, serietà, reputazione e affidabilità. Il cambiamento ha modificato anche il coinvolgimento delle persone nel consumo, con un deciso viraggio verso l’etica del prodotto e la ricerca di esperienze di eccellenza. L’affermazione del digitale durante la pandemia non ha provocato un crescente isolamento dei soggetti sociali e dei consumatori, ma al contrario ha attivato un progressivo avvicinamento tra le persone, ridefinendo le regole stesse della prossimità che diventa anche tecnologica. È attraverso il nuovo valore della prossimità digitale che si rafforzano e si legittimano l’autenticità, la verità dei processi, la sostenibilità: i dispositivi digitali permettono di toccare con mano i benefici e le applicazioni di questi valori.
La ricerca si sviluppa in quattro direzioni:
Vivere di valore
Il consumatore attuale avverte la crescente esigenza di vivere esperienze sensoriali a 360 gradi che siano in grado di garantire la massima soddisfazione nel minor tempo possibile. Dall’economia di prodotto si sta passando quindi all’economia di servizio. […] Lo smartphone diviene dunque un mezzo privilegiato per organizzare la propria esistenza e accedere a una vasta molteplicità di servizi ed esperienze, rappresentando al contempo uno strumento per la creatività interattiva e la revisione continua.
L’evoluzione dei consumatori, prima ancora che l’evoluzione dei prodotti, ha determinato un’evoluzione dei consumi che oggi ci porta a dare meno valore all’oggetto in sé e molto valore alle esperienze che l’oggetto consente. Il valore di uno smartphone, quindi, sta oggi nella somma di valore delle singole esperienze abilitate. Sta in questa dinamica la forte pulsione verso nuovi modelli di abbonamento che consentono di fruire delle esperienze sulla base dei propri desiderata, delle proprie esigenze e con massima libertà di scelta.
Realtà virtuosa
Un trend che trova la sua massima espressione all’interno di un luogo dalla connotazione così intima come la casa. Luogo di elezione e, con l’insorgere di Covid-19, anche rifugio da attrezzare e personalizzare sempre di più. A tal proposito, In Italia, il 25% delle persone afferma che, nel 2021 rispetto al 2019, frequenterà di più gli amici nella propria abitazione, inoltre, il 36% degli Italiani non potrà rinunciare ad avere un
accesso internet nella propria casa e il 39% al giardino, delineando l’immagine di una casa aperta agli altri, connessa e sempre più verde.
La casa diventa pertanto da una parte luogo introspettivo, in cui rifugiarsi per arricchire sé stessi e la propria vita quotidiana, e dall’altra luogo in cui accogliere gli amici per offrire loro sé stessi e tutto quel che si è riusciti a portare nel proprio ambiente domestico. Un ritorno al passato molto forte, che torna a donare valore nel bene della casa come luogo dell’anima. Ma questo ritorno al passato non può che essere vissuto all’insegna di un forte salto verso il futuro: la casa sarà accogliente se smart, se adattiva, se realmente in grado di offrire quelle esperienze che si intendono far proprie del tempo passato in famiglia e con gli amici. La tecnologia ci entrerà in casa come parte integrante e naturale, come elemento strutturale, come necessità dominante: “Uno scenario di assoluta sinergia tra tocco umano e tecnologia, dove l’interconnessione tra naturale e artificiale è sofisticata e senza limiti. Il trend Virtuous Reality (realtà virtuosa) interessa in misura maggiore le persone con un’età compresa tra i 25 e i 40 anni“. 25-40 anni, l’età in cui i progetti di vita prendono forma e si plasma il proprio futuro a partire dal luogo in cui lo si immagina.
Estrapolare il senso
C’è stato un tempo in cui la peggior minaccia sulla nostra psiche era la mancanza del tempo. Ce lo si diceva continuamente fino al 2019: non c’è mai il tempo per fare tutto. Era quella la conseguenza di una fagocitazione bulimica di attività nelle 24 ore che la natura ci mette quotidianamente a disposizione e per molti sarà questa una deleteria perseveranza anche nella fase post-Covid. Per molti, presto, la moltiplicazione delle notifiche da smartphone sarà il vincolo principale che ci terrà ancorati ad app, situazioni, discussioni e attività che rompono la concentrazione ed il flusso naturale della giornata.
La nuova normalità suggerirà pertanto una dimensione nuova ed ulteriore nel rapporto con la tecnologia, qualcosa che va al di là della lotta contro la scarsità del tempo: l’estrazione del senso, la capacità di scavare nel significato, la ricerca dell’essenza. Ciò significa la volontà di un rapporto più diretto e naturale con le cose e con le persone, processo nel quale la tecnologia si fa invisibile veicolo di contatto. E’ la maturazione definitiva delle interfacce, che in una visione ideologica dovrebbero essere mera trasparenza e tramite. Il medium viaggia verso una affinazione ulteriore, nella quale la distorsione si fa minore e il messaggio più vivo:
La possibilità di produrre contenuti originali vissuta in termini di esperienza emotiva oltre che di arricchimento culturale, dove la conoscenza e il processo conoscitivo vengono implementati dalla tecnologia. Infine, il desiderio di rivivere oggetti, eventi o personaggi del passato, può essere pienamente realizzato grazie alla smartness e alla sua capacità di rinnovare le occasioni uniche e aggiornare costantemente le proprie prestazioni.
Cambierà la fruizione dei medium tradizionali quindi? Non subito, ma sarà l’inizio di un cambiamento che maturerà in tempi compatibili con il ricambio generazionale, con la forza propulsiva dell’innovazione e con la capacità rivoluzionaria del digitale di plasmare il modo in cui comunichiamo informazioni ed emozioni.
Da un lato, l’intenzione di ridurre o eliminare le attività live nel 2021 a causa dell’emergenza sanitaria, dal cinema (-34%) agli spettacoli dal vivo (-31%), dalle discoteche (-29%) al teatro (-25%) fino ai musei (-24%). Dall’altro lato, il continuo miglioramento e la maggiore accessibilità di tecnologie come VR, AR, sensoristica e avvento del 5G, che stanno implementando le proprie performance ogni giorno sempre di più. Il lockdown, inoltre, ha velocizzato il processo di digitalizzazione della società italiana coinvolgendo tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Le catene della fiducia
In un contesto nel quale si vengono ad imporre rapporti più stretti tra aziende e consumatori, ed in un mercato nel quale la logica dell’abbonamento cementa i rapporti ben oltre la logica del prodotto, il vero valore sta nel brand e nella sua capacità di costruire solide catene di fiducia. Il carico valoriale di cui i brand debbono farsi carico deve quindi investigare a fondo l’identità del brand stesso, per capire come poter coltivare ricchezza che sia incarnata nel proprio modo di stare al mondo, prima ancora che nelle specifiche di un prodotto.
L’affermazione dell’economia collaborativa (o civil economy) ha ormai assunto innumerevoli espressioni, a partire dalla decisione di sempre più persone di condividere i propri beni, servizi, trasporti o altro. All’interno di questo contesto, la distinzione tra produttore e consumatore tende a modificarsi, se non a scomparire, si agisce insieme per un miglior risultato e la fiducia nell’altro diviene un asset fondamentale alimentato dalla credibilità. Le persone cambiano in meglio se hanno il tempo per capire, specchiandosi nell’attività degli altri, se creano dunque catene di fiducia. A tal proposito, le nuove tecnologie e l’Open Innovation possono contribuire alla produzione di valore sociale.
Il ruolo dello smartphone
Lo smartphone sarà sempre di più il canale con il quale ognuno di noi avrà accesso alle connessioni digitali con persone, aziende, lavoro, tempo libero, contenuti e quant’altro. Il display diventa un varco spazio-temporale senza precedenti che per la prima volta assumerà però anche una profondità.
Così Paolo Stella, creative director, scrittore e ambassador di OPPO SmartStudies:
Oggi più che mai lo smartphone assume un ruolo decisivo nella vita quotidiana delle persone, e questa tendenza continuerà a crescere sempre più nel mondo della nuova normalità. La tecnologia, infatti, ci permette di ridisegnare tutte le esperienze, da quelle private a quelle professionali, perfettamente su misura per noi e ci accompagnerà e sosterrà in questo periodo di grande cambiamento continuando a innovare ed evolvere per rispecchiare ogni giorno di più le nostre necessità.
Alla luce di ciò, lo abbiamo chiesto direttamente a Francesco Morace: ne usciremo dunque migliori? Terminata la parentesi del Covid, e proiettati tutti improvvisamente sulla nuova normalità, saremo realmente un’entità migliorata rispetto a quel che eravamo prima di questo lungo shock? Secondo Morace non è così, o almeno la risposta non può certo essere esaurita in un “si” o in un “no”: “Ne usciremo più consapevoli di quello che si possa fare con uno smartphone, soprattutto in quelle generazioni che guardavano con distacco i figli o i nipoti che erano “dentro” questa realtà. Il digitale ci ha aiutato in un momento di difficoltà e la cosa è emersa con forza soprattutto in quelle generazioni che non riponevano fiducia nello strumento. Questo non significa però che saremo necessariamente migliori: situazioni come quella vissuta in questa annata radicalizzano sia il bene che il male, ma almeno siamo generalmente più consapevoli di quel che il digitale ci possa offrire“.
I contenuti degli Oppo Smart Studies, ricerca su cui Oppo andrà chiaramente a costruire i propri sviluppi di mercato, saranno messi a disposizione sia via podcast (qui la prima puntata) che su un sito web dedicato (in fase di pubblicazione).