Palo Alto (USA) – Seguendo quella strategia che l’ha di recente vista affiancare alla linea di CPU della propria partner, Intel , i processori a 64 bit di AMD , HP ha lanciato sul mercato una nuova linea di server, la ProLiant DL585, capace di supportare fino a quattro Opteron e 64 GB di memoria.
Rispetto alla linea di sistemi dual-processor basati su Opteron introdotta da HP a febbraio , i nuovi server spingono i chip di AMD nella famiglia di computer ad alte prestazioni che HP dedica al technical computing e ai cluster di server.
Il modello base di ProLiant DL585 costa 8.299 dollari e adotta due processori a 1,6 GHz e 2 GB di memoria; il modello top costa invece 22.396 dollari e include quattro CPU e 4 GB di memoria.
Il processore Opteron, che in questi giorni compie il suo primo compleanno, è divenuto uno dei protagonisti della sfida fra HP, IBM e Sun – tre fra i maggiori produttori di server al mondo – per la conquista del mercato dei sistemi a 64 bit di fascia media e bassa. Il suo maggiore avversario, nella fascia low-end, sarà rappresentato dall’imminente Xeon a 64 bit di Intel , Nocona, atteso sul mercato verso la fine dell’attuale trimestre.
AMD si prepara a rispondere alla mossa di Intel con il debutto, nel terzo trimestre, delle prime versioni di Opteron con circuiteria da 90 nanometri. La produzione di questi chip è iniziata proprio questa settimana nella Fab30 di Dresda, in Germania.
Gli Opteron fabbricati con un processo silicon-on-insulator (SOI) a 90 nm avranno un’area il 40% inferiore a quella degli attuali chip da 130 nm e saranno in grado di supportare frequenze di clock più elevate riducendo, nello stesso tempo, i consumi. Il nuovo processo di produzione dovrebbe anche portare ad un taglio dei costi, soprattutto quando verrà abbinato, all’inizio del 2006, all’utilizzo di wafer di silicio da 300 mm.
Secondo alcune fonti, il prossimo giugno AMD dovrebbe rilasciare tre nuovi modelli di Opteron a 2,4 GHz con supporto a 1, 2 e 8 processori.
Per il momento AMD ha affermato di non avere nessun piano per la migrazione degli Athlon XP verso la tecnologia a 90 nm.
Negli scorsi giorni il chipmaker di Sunnyvale ha annunciato l’apertura di due nuovi centri tecnologici “Automated Precision Manufacturing (APM) Innovation Center”, situati rispettivamente ad Austin, in Texas, e a Dresda.
APM è la suite di AMD che comprende oltre 250 tecnologie di automazione e ottimizzazione, utilizzate per ridurre i tempi di produzione dei microprocessori e diminuire i costi.
I due nuovi centri saranno utilizzati dagli ingegneri e software designer di AMD per integrare la nuova generazione APM, la versione 3.0, all’interno della Fab 36, il nuovo impianto di produzione di wafer da 300 mm attualmente in costruzione a Dresda.
“Questo primo sforzo di integrazione della soluzione APM ci permetterà di rendere completamente automatizzati, rapidamente ed in maniera efficiente, i processi produttivi all?interno della Fab 36”, ha dichiarato Gary Heerssen, group vice president, Corporate Manufacturing Group di AMD.
L’attuale versione di APM, la 2.0, era stata creata per la produzione di wafer da 200 mm ed è attualmente operativa nella AMD Fab 30 e nella FASL LLC Fab 25.
AMD ha spiegato che attualmente, all’interno della Fab 30, APM 2.0 opera come una sorta di “sistema nervoso centrale”, formando una struttura di collegamento e controllo dei centinaia di tool dislocati all?interno della fabbrica. Questa sofisticata infrastruttura monitora costantemente lo stato dei microprocessori nel corso del processo produttivo, raccogliendo e analizzando i dati dai tool set una volta che i wafer entrano ed escono da essi. Grazie a queste analisi dei dati in tempo reale, APM suggerisce automaticamente gli spostamenti che i wafer dovranno fare all?interno della Fab e indica gli eventuali cambiamenti da apportare dai diversi tool, in modo da ottimizzare le performance dei chip.
APM 3.0 avrà un ruolo simile all?interno della Fab 36 ma, secondo AMD, sarà dotato di maggiore precisione, integrazione e di livelli di automazione.