Oracle, affondo contro Google

Oracle, affondo contro Google

Oracle non vuole darsi per vinta nello scontro con Mountain View. Riparte un nuovo tentativo per riaprire il processo su Java: e non solo
Oracle non vuole darsi per vinta nello scontro con Mountain View. Riparte un nuovo tentativo per riaprire il processo su Java: e non solo

Continua lo scontro legale che vede Google e Oracle confrontarsi sull’utilizzo delle API Java: è in particolare Oracle a dimostrarsi agguerrita, da un lato con un ricorso e dall’altro finanziando un gruppo di ricerca in ottica anti-Mountain View.

L’ affaire Java riguarda l’utilizzo di parte di Google delle API di Jave nel suo sistema operativo mobile: un uso in violazione del relativo diritto d’autore secondo Oracle, che ne ha acquisito i diritti con Sun, ma che al contrario secondo Mountain View rientra nella fattispecie del fair use .

Il caso sembrava chiuso – dopo 6 anni di procedimento – con la sentenza dello scorso maggio che dava ragione a Google e con la decisione di giugno del Tribunale californiano presieduto dal Giudice William Alsup di respingere il ricorso depositato da Oracle in quanto senza basi .

Ora il gigante dei database è pronto a giocarsi il tutto per tutto chiedendo l’apertura di un nuovo processo nei confronti di Mountain View in quanto questa avrebbe tenuto nascoste nel corso del procedimento informazioni rilevanti .

Il riferimento è al recente annuncio da parte di Google dell’esordio di Google Play sui dispositivi Chrome OS: questo significa infatti che le app Android – e conseguentemente le implementazioni delle API Java al centro del contendere – funzioneranno a partire dalla prossima implementazione del software Android (Nougat) anche sui netbook Chromebook. Un problema rispetto al precedente procedimento, in quanto gli avvocati di Mountain View hanno sempre sostenuto non esserci competizione tra l’utilizzo della loro assistita delle API di Java e il Java Standard Edition di Oracle, in quanto Android funzionava solo su smarphone e tablet e non anche su sistemi laptop e desktop.

Google ha già risposto sostenendo di aver sempre dato risposte “appropriate e complete” e che non è obbligo di nessuna parte offrire informazioni che vadano oltre il merito del processo.

Il nuovo tentativo di processo non è d’altra parte l’unica freccia nell’arco di Oracle, che vuole cercare altre informazioni da utilizzare contro Google e che per farlo sta finanziando un gruppo di ricercatori ad hoc: il Google Transparency Project . Tale progetto è stato lanciato dalla “Campaign for Accountability”, associazione che vuole far luce sul ruolo dei lobbisti nei confronti del Governo a stelle e strisce: per farlo analizza nel dettaglio gli incontri tra gli uomini della Casa Bianca e Google e i scambi di comunicazioni tra le due.

Il gruppo ha già prodotto diversi documenti che sembrano mettere in luce il ruolo di Google nella recente politica statunitense.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 ago 2016
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