Oracle ha fatto nuovamente ricorso nei confronti delle sentenze che finora hanno riconosciuto come ricompreso nell’eccezione del fair use l’utilizzo da parte di Google nei suoi dispositivi mobile delle API di Java .
La questione sembrava chiusa con la decisione della Corte distrettuale di San Francisco di respingere il ricorso con cui Oracle aveva cercato di riaprire la causa che vede le due contrapposte per l’utilizzo delle API di Java
Secondo quanto sostiene Oracle, che ha acquisto Java insieme a Sun, Mountain View avrebbe utilizzato le relative API nei suoi sistemi operativi mobile in violazione del relativo diritto d’autore, tuttavia finora Big G si era vista dare ragione dal tribunale, che ha riconosciuto l’utilizzo fatto di Java come compreso nel principio della disciplina a stelle e strisce del fair use.
Nonostante tale decisione fosse il frutto di 6 anni di scontri legali, Oracle aveva tentato di riaprire il processo per la presunta non collaborazione di Mountain View con il regolare svolgimento del processo: in particolare avrebbe tenuto nascosta la sua intenzione di sviluppare strumenti per utilizzare le medesime API anche su desktop, attraverso Android App Runtime for Chrome (ARC). Condizione che avrebbe esteso notevolmente l’utilizzo delle stesse, tanto da esulare, secondo Oracle, dalla logica del fair use. Anche in questo caso, tuttavia, i giudici non avevano riconosciuto le ragioni dell’accusa.
Nel frattempo lo scontro era finito fino sull’altra sponda dell’Atlantico dove le accuse di Oracle, legate questa volta a questioni di privacy, hanno spinto la Commissione Europea a mettere nuovamente sotto indagine Google/Alphabet.
Ora, invece, Oracle torna all’attacco sul fronte principale della guerra, quello statunitense con al centro l’utilizzo delle API Java e riparte proprio da dove era stata bloccata: ha fatto ricorso contro la sentenza che respingeva la sua richiesta di appello per gli ulteriori utilizzi previsti da Mountain View per il software oggetto del contendere e la conseguente presunta non collaborazione di Google davanti al tribunale di primo grado.
Nella sua richiesta depositata presso la corte d’appello, Oracle torna a sostenere che si tratta del più classico caso di plagio, dal momento che Google avrebbe copiato migliaia di righe di codice della piattaforma Java di Oracle e che pertanto non potrebbe confidare nelle protezioni destinate al fair use.
Claudio Tamburrino