Stavolta non ci saranno ripensamenti , almeno si spera: Oracle compra Sun Microsystem , l’affare è già andato in porto e ci sono i comunicati stampa a testimoniarlo. Restano da sbrigare poche formalità, come l’approvazione dell’assemblea degli azionisti e le solite verifiche burocratiche dei controllori statali: ma questa volta non sembrano esserci all’orizzonte spettri antitrust , il portafogli tecnologico delle due aziende si sposa a meraviglia e tutti sembrerebbero molto contenti dell’affare.
Con 7,4 miliardi di dollari , 5 miliardi e mezzo di euro all’incirca, Larry Ellison si è portato a casa Solaris, il principale rivale del suo database Oracle 11g (quel MySQL che era costato 1 miliardo di dollari appena qualche mese fa), e ovviamente Java. Proprio su Java e su Solaris il comunicato stampa ufficiale pone fortemente l’accento: il primo è il linguaggio su cui sono state costruite moltissime se non tutte le applicazioni middleware di Oracle , il segmento più florido e in crescita dell’azienda. Solaris, poi, storicamente è una piattaforma amica per il database di Redwood City, base californiana delle operazioni di Oracle.
Quello che lascia più di tutto perplessi è invece il destino di MySQL : sebbene sia, come detto, un concorrente diretto dei prodotti Oracle, oggi è un valido antagonista del più blasonato database proposto da Ellison nonché il cuore di molte applicazioni e servizi disponibili in Rete. Le prime dichiarazioni a caldo di Oracle sembrerebbero confermare l’intenzione di portare avanti anche l’offerta di MySQL, ma è indubbio che tutti i pacchetti open source ( OpenSolaris e OpenOffice ) fin qui sviluppati dai tecnici SUN potrebbero vedere un drastico ridimensionamento di risorse: Oracle ha già chiarito che intende rivitalizzare i conti esangui fin qui presentati dall’azienda acquisita.
Per le stesse ragioni per cui OpenOffice e OpenSolaris potrebbero andare incontro ad una battuta d’arresto, Java è invece probabilmente destinato ad un rilancio: è assolutamente strategico per Oracle aver impedito che un componente tanto essenziale del suo business sia finito in mani altrui ( Java di proprietà IBM sarebbe potuto essere un’autentica catastrofe ), ma a questo punto seppure il linguaggio resterà aperto ci sarà spazio per uno scontro molto forte tra le istanze portate avanti da Oracle stessa seguendo le sue aspettative e i suoi bisogni, e quelle portate avanti da Big Blue.
Proprio IBM, che aveva abdicato all’acquisto di SUN meno di un mese fa, è quella che ha più da temere da questa acquisizione: come ribadito dallo stesso Ellison durante la conferenza stampa, ora Oracle è in grado di tenere testa a chiunque sia sul piano hardware che software . Con SUN arrivano tutti i brevetti, le tecnologie e l’esperienza necessaria a lanciarsi a testa bassa nel mercato del cloud computing, senza dimenticare la possibilità di replicare un’offerta fin qui unica di IBM che propone l’integrazione massiccia di tutto il pacchetto, dall’applicativo al server che lo fa girare.
Quanto a Dell e HP , gli altri marchi che senz’altro vedranno cambiare qualcosa nelle rispettive relazioni con Oracle, i cambiamenti almeno nel breve termine dovrebbero essere marginali: improbabile che Ellison decida di buttare alle ortiche anni di ottimizzazioni del suo software per le piattaforme dei due marchi, che da qualche tempo sono divenuti estremamente importanti per garantire il posizionamento di Oracle Database e di tutto il resto dell’offerta Oracle sul mercato. Quanto a Cisco e Microsoft , gli altri nomi che stanno nel mazzo del cloud e dell’enterprise, la presenza di due pezzi grossi come IBM e SUN+Oracle probabilmente ne limiterà da subito le aspirazioni.
Nota per aver avviato alcuni anni addietro una massiccia campagna di acquisizioni, oltre 40, Oracle gode anche di una certa fama per la capacità di “ottimizzare” i suoi acquisti: le ristrutturazioni drastiche degli assetti hanno consentito di mantenere sempre i costi sotto controllo e massimizzare gli introiti, tanto da far dichiarare già una previsione di 15 centesimi ad azione e 1,5 miliardi di guadagno già nel primo anno seguente l’acquisto di SUN. A subire probabilmente le conseguenze di questa girandola saranno i dipendenti: Oracle da sola ne conta oltre 80mila, SUN circa 33mila. Una parte delle operazioni probabilmente risulterà ridondante e, nonostante un giro d’affari che si allargherà, qualche testa dovrà essere tagliata .
Per stabilire quale sarà comunque l’effettiva portata di questo accordo occorrerà qualche tempo: sia per valutare il comportamento di Oracle, e di conseguenza quali delle attività di SUN saranno rilanciate e quali subiranno un ridimensionamento, sia per attendere le reazioni della concorrenza. In ogni caso, come detto da Ellison e ribadito da McNealy, quello di oggi è senz’altro un evento destinato a “ridefinire” il futuro dell’intera industria ICT .
Luca Annunziata