È sempre più scontro tra Oracle e Google, colossi l’uno contro l’altro armati per i brevetti della virtual machine Java inclusa nell’OS mobile Android e relative (ancorché presunte) infrazioni legali: all’offerta di Google di chiudere presto la questione senza passare per il processo, Oracle risponde “picche” e si prepara alla contesa nei tribunali.
La causa va per le lunghe, la fase pre-processuale ha ridotto di molto il potenziale carico di infrazioni eventualmente attribuibili a Google, e Google prova a concludere la vicenda offrendo una mancetta : ci si accorda – dicono i legali di Mountain View – con lo 0,5 per cento dei ricavi di Android fino alla fine del 2012 (brevetto RE38104 ), un ulteriore 0,015 per cento fino ad aprile 2018 (brevetto 6,061,520 ), una riduzione di sessioni da 12 a 8 e l’eliminazione della giuria per accelerare l’eventuale dibattimento processuale.
Pinzillacchere, risponde Oracle: i danni stimati da Google sono molto inferiori a quelli che Oracle considererebbe “appropriati” in caso di vittoria, così come è inaccettabile la negazione di un processo completo e un eventuale appello per mettere bene in mostra quella che la società considera la “condotta illegale” di Mountain View.
Insomma si andrà al processo, ma non prima di aver tentato di nuovo di raggiungere un accordo extra-giudiziario: il giudice ha stabilito l’obbligo dei nuovi contatti tra i massimi vertici delle due società prima del 16 aprile, data in cui appunto dovrebbe prendere finalmente il via il dibattimento.
Alfonso Maruccia