L’avvio del processo che vede contrapposti Oracle e Google sui brevetti Java non ha tradito le aspettative: nel primo giorno di dibattimento gli avvocati di Oracle hanno presentato quelli che a loro dire sono i messaggi e le email compromettenti scambiate tra i manager di Mountain View.
“Non puoi semplicemente calpestare la proprietà intellettuale di qualcuno solo perché hai una buona ragione aziendale per farlo”, ha detto l’avvocato di Oracle Michael Jacobs davanti alla corte e alla giuria prima di presentare i succitati messaggi tra Andy Rubin (responsabile del progetto Android) e il co-founder di Google Larry Page.
In quelle email riservate, apparentemente Rubin e Page discutono della necessità di negoziare una licenza d’uso per Java da Sun prima che quest’ultima venisse inglobata da Oracle. Messaggi successivi confermerebbero poi la volontà di procedere senza alcuna licenza: “Non saranno contenti quando distribuiremo il nostro lavoro”, avrebbe poi scritto Rubin a Page.
Il secondo giorno di quello che si annuncia come un processo pieno di colpi di scena – inclusa la rivelazione forzata dei piani commerciali di Android sul medio e lungo periodo – sarà dedicato alla risposta di Google alle accuse di Oracle.
Accuse che, è utile ricordarlo, sono state ampiamente ridotte rispetto alle pretese iniziali: i brevetti contesi sono scesi da sette a due (uno dei quali in scadenza), mentre le richieste di danni per la loro violazione è stata falcidiata dai miliardi di dollari iniziali a “soli” 129-169 milioni di dollari.
Alfonso Maruccia