L’acquisizione di Sun da parte di Oracle continua a provocare incomprensioni. E il pomo della discordia continua a essere Java . Apache Software Foundation ha infatti annunciato l’intenzione di votare contro l’approvazione di Java 7, in risposta alla politica industriale illiberale che, a parere della fondazione, l’azienda di Larry Ellison starebbe conducendo.
Questa volta, il motivo dello scontro concerne il TCK (Technology Compatibility Kit) con il quale vengono condotti i test di implementazione di Java. Secondo Apache, la licenza del TCK violerebbe le regole del Java Community Process (JCP), l’organizzazione che si occupa della delicata fase di standardizzazione delle specifiche Java. Il JCP, infatti, si propone di essere un organismo terzo con il compito di testare e standardizzare le novità riguardanti il linguaggio di programmazione.
A quanto pare, Oracle si rifiuterebbe di conformarsi a tale politica di gestione, motivo che ha spinto la Apache Foundation a minacciare l’abbandono del JCP. Oracle avrebbe condotto i test su Harmony , l’implementazione runtime di Java 7 sponsorizzata da Apache, sotto una licenza che violerebbe le regole di apertura che da sempre caratterizzano le procedure di standardizzzione di Java. Per questa ragione, l’ Harmony Project non è riuscito a ottenere la certificazione Java.
Secondo Apache, Oracle avrebbe mancato di assumersi le proprie rsponsabilità in riferimento al Java Specification Participation Agreement (JSPA) perché il TCK condotto su Harmony non sarebbe compatibile con le licenze open source e free software. “Oracle sta violando i suoi obblighi contrattuali”, si legge in una dichiarazione dell’ASF, per aver adottato una licenza TCK in luogo dei termini che definiscono il JCP. E dopo la protesta, è arrivato l’ultimatum: “L’ASF chiuderà i rapporti con il JCP se i nostri diritti come implementatori delle specifiche di Java non saranno difesi davanti al consiglio esecutivo del JCP stesso”.
La palla passa ora a Oracle e, c’è da scommettere, la partita è ancora lontana dal fischio finale.
Cristina Sciannamblo