Niente silenzi o segni da interpretare, stavolta un memo interno all’azienda sembra confermare i timori della community: la distro open source di Solaris non sopravviverà a Sun.
Lo scoramento della community di OpenSolaris era, in realtà, stato anticipato da indizi che lasciavano ben poco spazio ad interpretazioni più ottimistiche: né l’ aggressività mostrata da Oracle nella denuncia a Google per Java, né il silenzio circa le sue intenzioni sugli altri prodotti open source acquisiti, facevano infatti ben sperare gli osservatori interessati.
Il silenzio di John Fowler, ex-SUN e ora vicepresidente responsabile dell’hardware Oracle, sul destino di OpenSolaris era forse stata la risposta più eloquente sulle intenzioni della sua azienda. Pur avendo dichiarato la volontà del nuovo proprietario circa Linux e Solaris, infatti, niente si era detto sulla distro open source .
A riempire il silenzio (e illuminare per un attimo la conclusione, in realtà già prevedibile, della vicenda) Steven Stallion, programmatore che da quattro anni lavora su Open Solaris, che ha pubblicato un memo interno Oracle sulla strategia aziendale circa Solaris , che molto probabilmente, pur non essenso stato né confermato né smentito da Oracle, dovrebbe dimostrarsi originale .
In poche parole: l’approccio di Sun è stravolto, gli sforzi di distribuzione e programmazione saranno concentrati su Solaris, di community basterà quella Linux e il resto del codice che sarà distribuito con licenze open source probabilmente non sarà completo e in ogni caso seguirà a debita distanza la versione ufficiale.
Il codice sorgente di Solaris è finora stato rilasciato sotto una licenza denominata Community Development and Distribution License ( CDDL ): questa continuerà ad essere utilizzata anche in futuro, ma condizionatamente ad alcuni controlli.”Distribuiremo aggiornamenti con CDDL approvati o altri codici rilasciati con licenze open source, tuttavia ciò accadrà successivamente al rilascio del sistema operativo Solaris per le aziende. In questo modo le innovazioni appariranno nelle nostre versioni prima che da qualsiasi altra parte. Non distribuiremo più codice sorgente per il SO Solaris in contemporanea al suo sviluppo”.
Firmato Mike Shapiro, Bill Nesheim, Chris Armes: il memo mette chiaramente gli ultimi chiodi sulla bara di OpenSolaris, “Non rilasceremo altre distribuzioni binarie, né OpenSolaris 2010.05, né distribuzioni successive”.
L’idea di una community che contribuisca volontariamente all’innovazione del SO è abbandonata a favore di un approccio più tipico del mondo del software proprietario: il meccanismo con cui il SO collaborerà in futuro con sviluppatori terzi sarà basato su una tecnologia ( Oracle Technology Network ) che permetterà a Oracle di valutare caso per caso il codice e il contributo proposto da esterni , così come selezionate saranno le linee di programmazione da rilasciare in open source.
L’intenzione di Oracle è, insomma, quella di far migrare gli utenti aziendali di OpenSolaris a Solaris, passando magari per una versione gratuita e in sviluppo denominata 11 Express , che sarà disponibile prima del lancio ufficiale di Solaris 11 . Il puntare forte su Solaris ha un obiettivo ben preciso : secondo le stime di Oracle il 40 per cento dei clienti Oracle utilizza il SO di Sun, ciò significa che il 60 per cento è ancora da conquistare.
A mantenere viva la speranza degli sviluppatori di OpenSolaris, per il momento scoraggiati dalle intenzioni di Oracle, altri progetti che continueranno ad utilizzare OpenSolaris, e che dovranno tentare di mantenere la compatibilità tra le loro versioni e il futuro Solaris di Oracle.
Tra questi Illumos (sponsorizzato Nexenta , azienda che offre programmi di archiviazione basati su OpenSolaris e Linux), al cui lancio i promotori hanno affermato di non dipendere da Oracle e i cui programmatori stanno ora provvedendo a sostituire le componenti Solaris che non sono mai state rilasciare in open source.
Claudio Tamburrino