Zelensky chiama, Oracle risponde. Da parte del gruppo USA, infatti, è giunta una brusca frenata nel rapporto con i clienti russi: Oracle ha annunciato una interruzione nei rapporti che va ben oltre la sola sospensione di vendita di nuovi contratti su prodotti e servizi.
Oracle, stop alle patch in Russia
La risposta di Oracle è arrivata a seguito della pressione portata avanti dal Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Il leader del Paese invaso dalla Russia, infatti, ha chiesto a gran voce che i grandi della tecnologia facessero un passo ulteriore rispetto a quanto portato avanti fino ad oggi. Zelensky, in particolare, ha citato Microsoft, Oracle e SAP ricordando come sia troppo timido un giro di vite che ferma i nuovi contratti senza fermare al contempo i rapporti preesistenti.
Oracle è stata la prima a rispondere:
Oracle was among the first to entirely cut off business in Russia in support of the people of Ukraine. That means:
(Thread 1/4) cc: @FedorovMykhailo— Oracle (@Oracle) March 13, 2022
Stop agli aggiornamenti, stop al supporto, stop alle patch: un duro colpo per le aziende russe che basavano le proprie operazioni su prodotti Oracle. Se anche Microsoft si allineasse, sarebbe un colpo ancor più duro poiché ad entrare in ballo sarebbero anche tutte le piccole e medie aziende che hanno oggi in dote Windows e Office come piattaforma operativa fondamentale.
La stretta economica si accompagna dunque ad una serie di sanzioni sul fronte della produttività, qualcosa contro cui Putin non ha potere. Il Cremlino, infatti, ha iniziato a compilare anche un elenco di aziende “nemiche” promettendo arresti e nazionalizzazione degli asset come ritorsione per quanto sta accadendo. Oracle ha aperto la strada, ma se anche altre aziende andranno nella stessa direzione ecco che per Mosca la situazione andrà rapidamente a farsi più complessa.