L’accordo trovato da Oracle e TikTok è al vaglio dell’amministrazione USA. L’esito non è scontato. Non bisognerà però attendere molto per conoscere la decisione: il 20 settembre è la data fissata da Trump per il ban dell’applicazione negli Stati Uniti se non dovessero essere soddisfatti i requisiti chiesti a inizio agosto. Sulla stretta di mano dovrà pronunciarsi poi anche la Cina.
Anche la Cina si pronuncerà sull’affare Oracle-TikTok
A renderlo noto è ByteDance, colosso di Pechino che controlla la piattaforma. Questo potrebbe costituire un ulteriore ostacolo al buon esito dell’operazione. Ricordiamo che un paio di settimane fa il governo cinese ha approvato una nuova legge che impedisce la vendita di “tecnologia sensibile” in assenza di una esplicita autorizzazione. Gli algoritmi impiegati dal social network per l’indicizzazione dei contenuti rientrerebbero in questa categoria.
Va però precisato che la proposta inoltrata alla Casa Bianca non è per un’acquisizione (la proposta di Microsoft è stata rispedita al mittente). Oracle non acquisirebbe la proprietà di TikTok se non in piccola parte, diventando invece suo Trusted Tech Partner e garantendo così alle autorità statunitensi la gestione delle informazioni su un’infrastruttura cloud certificata e affidabile. Nel documento viene poi messa nero su bianco la volontà di spostare il quartier generale negli USA creando così fino a 20.000 nuovi posti di lavoro.
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Donald Trump e i suoi potrebbero storcere il naso non vedendo soddisfatta la propria richiesta iniziale. Le voci che giungono da oltreoceano parlano di diversi senatori repubblicani già schieratisi contro la proposta. ByteDance si trova dunque in una posizione non certo comoda, stretta tra le pretese delle due superpotenze mondiali, dovendo calibrare in modo attento le sue mosse per non scontentare l’una né l’altra e portare così a termine l’affare scongiurando il rischio ban.