Milano – L’impressione è che si stia procedendo ad ampie falcate verso la cancellazione di una dottrina che ormai ha molti anni di vita e di successi alle spalle . Le dichiarazioni del ministro della Giustizia Andrea Orlando non paiono lasciare dubbi: è sua ferma intenzione, come ha dichiarato in una intervista rilasciata al Foglio , proporre un cambio di prospettiva in sede europea e discutere l’argomento nel corso del prossimo G7 . Facebook, e gli altri intermediari che mettono a disposizione le piattaforme social di condivisione, potrebbero diventare corresponsabili delle informazioni postate dagli utenti: “Facebook non può essere più considerato un semplice veicolo di contenuti”, dice Orlando.
Facciamo un passo indietro, anzi due. Fino a oggi la questione su chi sia responsabile della pubblicazione di materiale in Rete è stata regolata dal principio di neutralità dell’intermediario: un provider, di connettività o di servizi di hosting (e nel presente di spazio su social e blog), è un mero fornitore che non può essere coinvolto nell’utilizzo che viene fatto della sua piattaforma . È lo stesso principio, per così dire, che si adotta per chi produce i coltelli: un semplice oggetto e chi lo costruisce non è legato all’uso che ne farà chi lo acquista e lo impugna. Tanto più che, in un contesto come quello di un social network con milioni di persone e milioni di post al giorno, il controllo puntuale nel merito è materialmente impossibile nonostante i progressi della tecnologia .
Fino ad oggi Facebook e tutti gli altri social network si sono avvalsi di questo principio: sono gli utenti a essere responsabili di quanto postano in Rete, che si tratti di messaggi d’odio o di news fasulle . Un principio tra l’altro condivisibile, che chiama ciascuno ad una diretta responsabilità di quanto compiono online esattamente come offline: ma con il progressivo spostamento della scelta di dove informarsi e dove raccogliere notizie verso Facebook, si è andata formando un’opinione prevalente tra i politici affinché si ponga in capo degli intermediari un compito di pattugliamento e dunque la responsabilità di quanto si legge sulle pagine che ospitano.
È in questo contesto che si inseriscono le dichiarazioni del ministro Orlando: “Se su una bacheca vengono condivisi messaggi d’odio, o propaganda xenofoba, è necessario che se ne assuma le responsabilità non solo chi ha pubblicato il messaggio ma anche chi ha permesso a quel messaggio di essere letto potenzialmente in tutto il mondo. Al momento non esiste una legge che renda Facebook responsabile ma di questo discuteremo in sede europea prima del G7, per mettere a tema il problema senza ipocrisie”. Le sue dichiarazioni si spingono addirittura oltre: “Dire che Facebook deve responsabilizzarsi non significa voler punire Facebook, ma significa voler combattere contro un grande pericolo che vivono le nostre democrazie”.
Difficile credere che un social network, che altro non è che la riproposizione moderna di un bar o di una piazza, sia un’autentica minaccia alla democrazia : ma il ministro del Governo Gentiloni ne pare convinto , dunque la questione finisce nell’agenda politica. Forse più che della legge sulla responsabilità degli intermediari si dovrebbe discutere di educazione civica: insegnare ai cittadini a distinguere tra vero e falso, a non credere a qualsiasi notizia trovano in Rete solo perché appunto è pubblicata da qualche parte. Ricordando loro, semmai, che le stesse leggi e regole (e anche la buona educazione) valgono sia che ci si trovi su Facebook, sia se si è per strada: non esiste distinzione tra mondo “reale” e “virtuale”, lo stesso soggetto è responsabile in egual misura delle proprie parole e delle proprie azioni in qualunque contesto.
L’approccio di Orlando trova eco tuttavia nell’approccio che professano alcuni esponenti tedeschi. Si tratta senz’altro di un momento importante, visto che la politica decide di farsi carico di una questione su cui forse avrebbe dovuto intervenire anni addietro: provare a gestire, se possibile e nei limiti del ragionevole, un fenomeno esploso ormai da anni con le notizie che fluiscono rapide e virali in Rete e i social che ne sono un veicolo imponente. Tuttavia ci si trova davanti a un ribaltamento della questione: porre in capo agli intermediari la responsabilità di contenuti terzi, che siano social network o media company poco importa, significa scaricare su altri un compito che spetterebbe allo stato e alle forze di polizia . Non resta che aspettare per scoprire come, nel dettaglio, il Ministro intenda declinare la sua visione su questo argomento: certo i precedenti non sono confortanti.
Luca Annunziata