Si intitola libertà d’espressione su Internet ed è una dettagliata analisi commissionata dagli alti rappresentanti della Organization for Security and Co-operation in Europe (OSCE). Uno studio sugli attuali livelli del pluralismo dei media online, ma soprattutto sui flussi dell’informazione e l’effettivo grado di libertà d’espressione garantito dai 56 paesi membri dell’organizzazione internazionale con base a Vienna.
Più di 230 pagine – preparate alla facoltà di legge dell’Università Istanbul Bilgi – per affrontare i temi più disparati: dalla cosiddetta net neutrality alle varie misure intraprese da alcuni stati per combattere fenomeni illeciti come la condivisione online di contenuti in violazione del diritto d’autore. I risultati non sono poi sembrati tanto diversi da quelli evidenziati nel precedente report commissionato dalle Nazioni Unite.
Al centro del mirino sono infatti finiti ancora una volta i cosiddetti three strikes , ovvero la procedura adottata in paesi come la Francia per disconnettere i netizen recidivi nel violare il diritto d’autore in rete. Si tratterebbe – almeno secondo il report – di una misura sproporzionata, praticamente incompatibile con la fondamentale importanza quotidiana dell’accesso alla Rete . Le pubbliche autorità non dovrebbero infatti interferire con la libera diffusione dell’informazione online .
Stessa opinione sulle misure relative al blocco dei siti web, attività ormai popolare in paesi come gli Stati Uniti. Secondo lo studio, si correrebbe il forte rischio di colpire spazi non colpevoli, ovvero che ospitano contenuti perfettamente leciti. La misura dei sigilli dovrebbe perciò essere intrapresa con la massima parsimonia, solo con uno specifico ordine da parte di un giudice e soprattutto solo se estremamente necessario .
Non esaltante anche la situazione relativa ai principi di neutralità della Rete: l’80 per cento degli stati membri di OSCE non ha attualmente implementato alcun provvedimento legislativo per garantire una Internet neutrale e dunque non discriminante . Lo studio ha infine condannato le pratiche di kill switch , che procederebbero alla disconnessione di un’intera popolazione in situazioni d’emergenza.
Mauro Vecchio