La guerra in Ucraina scoppiata ormai oltre due settimane fa verrà ricordata come il primo grande conflitto combattuto sulle bacheche dei social network oltre che sul territorio tra le forze schierate in campo. Anche le piattaforme, vettori di informazioni e comunicazioni istituzionali, sono parte in causa e stanno prendendo posizione. Un’ennesima testimonianza è giunta da Facebook e Twitter, con l’eliminazione di alcuni post riguardanti il bombardamento dell’ospedale di Mariupol condivisi dall’ambasciata russa nel Regno Unito.
I social sul bombardamento dell’ospedale di Mariupol
Le due società hanno ritenuto false e infondate le dichiarazioni della Russia a proposito di quanto accaduto. Fonti del Cremlino sostengono di aver preso di mira la struttura in quanto base militare mascherata da clinica. Il bilancio dell’attacco, facente parte di quella che Putin ha battezzato “operazione militare speciale”, è di almeno tre morti e una ventina di feriti. Da Mosca, inoltre, l’accusa di aver inscenato la fuga di una donna incinta coinvolgendo una blogger per confezionare una fake news da dare in pasto ai media.
Facebook has removed a post from the Russian Embassy UK's Facebook page, FB spox @andymstone says.
The post broke the platform's rules on "posting content about a violent tragedy, or victims of violent tragedies that include claims that a violent tragedy did not occur."
— Donie O'Sullivan (@donie) March 10, 2022
Una delle fotografie in questione è quella condivisa, tra gli altri, dalla parlamentare ucraina Lesia Vasylenko.
#Lavrov says bombing of maternity hospital in #Mariupol was deliberate. #Russia considers the hospital a military target and says all photos of mothers in labor fake and wounded pregnant women manipulative🤢🤮seriously? This is what we negotiate with? #ActForUkraine pic.twitter.com/vz58aLXaFk
— Lesia Vasylenko (@lesiavasylenko) March 10, 2022
Vale la pena sottolineare come la mannaia di Facebook e Twitter si sia abbattuta sui post dell’ambasciata russa nel Regno Unito, ma non sulle dichiarazioni di quella presente in Italia e San Marino. Nel momento in cui viene scritto e pubblicato questo articolo, il post risulta ancora visibile, ne alleghiamo uno screenshot.
Rimanendo in tema, Meta (gruppo che controlla Facebook e Instagram) ha assunto nelle ore scorse una posizione inedita e che non mancherà di far discutere, rivedendo alcuni passaggi della propria policy in tema hate speech. Gli utenti di alcuni paesi possono pubblicare contenuti di natura violenta, persino inneggiando alla morte dei soldati russi e di Putin. L’Italia non è inclusa nell’elenco. Finché durerà la guerra, i loro post non saranno eliminati.