Quello che si configura come un supporto all’attività quotidiana di chi ogni giorno si affaccenda con le email ha tradito un dipendente dell’ufficio immigrazione australiano: i dettagli personali di 31 capi di stato sono stati inviati agli organizzatori di un torneo calcistico.
A rivelare i dettagli di questa svista sono dei documenti ottenuti dal Guardian sulla base delle leggi australiane che garantiscono la trasparenza. Da Matteo Renzi a Xi Jinping, da Barack Obama a Vladimir Putin, da Angela Merkel a David Cameron, tutti i capi di stato dei paesi del G20, insieme ai leader di altri pesi del mondo figuravano in una lista che comprendeva date di nascita, numeri di documenti di identità e dettagli del visto rilasciato per accedere al suolo australiano in occasione di un incontro a Brisbane programmato per novembre 2014: la lista è stata inviata agli organizzatori della Coppa delle nazioni asiatiche.
Stando al documento ottenuto dal Guardian , l’errore si è verificato il 7 novembre: non appena il destinatario lo ha avvertito di aver ricevuto una email evidentemente non destinata a lui, il dipendente responsabile dell’invio si è immediatamente rivolto al suo superiore. A tradirlo sarebbe stata la funzione di riempimento automatico nella selezione dei destinatari, integrata in Outlook: il dirigente dell’Ufficio Immigrazione australiano che ha riferito del problema all’autorità garante della privacy locale non ha tentato di giustificare la disattenzione del dipendente attribuendo colpe a soluzioni di autocompletamento messi a disposizione ormai da numerosi servizi di gestione della posta elettronica, ma si è limitato a parlare di “errore umano”.
L’ufficio immigrazione australiano, poi, ha riferito al garante di aver disposto la cancellazione della email inviata per errore e lo “svuotamento della cartella della posta eliminata”, e spiega di aver ritenuto non fosse necessario procedere ad informare i diretti interessati “poiché i rischi connessi alla violazione della privacy sono molto bassi e poiché sono stati presi dei provvedimenti per limitare l’ulteriore circolazione dell’email”. L’uso del sistema di autocompletamento, inoltre, è stato proibito onde evitare il ripetersi dell’errore.
Non è dato sapere se l’autorità australiana che presiede alla tutela della privacy si sia accontentata di una cancellazione ordinaria dell’email incriminata e se abbia agito per informare i diretti interessati. Gli USA stanno indagando e le autorità tedesche hanno riferito di non aver ricevuto alcun tipo di segnalazione a riguardo: il quadro normativo di molti dei paesi governati dai leader coinvolti nell’errore prevede la notifica obbligatoria alle vittime in caso di violazione della privacy.
Gaia Bottà