Oxford – Disciplina è la parola d’ordine in una delle università più austere e prestigiose al mondo. Una disciplina da perseguire su ogni fronte e con ogni mezzo, persino scavando nella vita online degli studenti. Costi quel che costi, le mele marce devono essere trovate e scartate.
Il personale dell’università di Oxford, racconta Information Week , sta battendo la rete a caccia di fotografie e testi compromettenti pubblicati su blog e siti di social networking, sulle tracce di prove di indisciplina. Si mormora si tratti di fotografie di studenti impiastricciati di una sconveniente mistura di farina e champagne, intenti a festeggiare gli esiti degli esami con il rituale goliardico del trashing , una impietosa trasformazione del candidato in un cumulo di immondizia. Atteggiamenti troppo chiassosi, a parere del Magnifico Rettore, pratiche indecorose da punire senza possibilità di appello.
È così che, riporta Timesonline , una studentessa 21enne ha ricevuto un’email nella quale i tutori dell’ordine dell’università le comunicano di essere stata punita per tre fotografie pubblicate su Facebook, immagini che la ritraggono impegnata in una condotta sregolata, ricoperta di schiuma da barba. Il controllo pervasivo operato dall’università non si limita al mantenimento del rigore nella quotidianità, ma scava nella privacy degli studenti persino online . I solerti controllori alla ricerca di altarini digitali pare infatti abbiano scavalcato le impostazioni settate dalla studentessa, accedendo a pagine riservate esclusivamente alla cerchia più stretta delle sue amicizie.
Immediata ed indignata la reazione dell’associazione degli studenti di Oxford: “Pur non tollerando comportamenti indisciplinati, violenti o sregolati, riteniamo che la privacy dei membri della nostra associazione debba essere tutelata, e che le procedure disciplinari debbano essere portate avanti dall’università in maniera chiara e trasparente”. Alla nobile dichiarazione dei diritti segue un prontuario per rendere inattaccabile la propria reputazione, per ovviare ad eventuali recrudescenze della strisciante condotta dei superiori.
Piccoli accorgimenti che dovrebbero appuntarsi in tanti, in rete, considerato che la vigilanza online non è una pratica diffusa soltanto in ambito universitario: i datori di lavoro non solo operano discussi controlli sui propri dipendenti, ma sempre più frequentemente commissionano ricerche online agli incaricati della selezione del personale, per decidere riguardo alle assunzioni . Lo dimostra un’ indagine di careerbuilder.com , punto di riferimento per gli aspiranti lavoratori: una su quattro, fra le aziende contattate, ha cercato di ottenere informazioni rilevanti riguardo ai candidati spulciando fra i risultati offerti dai motori di ricerca, mentre il 12 per cento dei responsabili del personale ha battuto a tappeto le piattaforme di social networking, con risultati sconcertanti.
Più della metà dei “detective del personale” ha negato l’assunzione al candidato basandosi sul cosiddetto ” digital dirt “, altarini scoperti in Rete che spaziano da dichiarazioni menzognere riguardo alle qualifiche a taciute implicazioni in attività criminali, da nickname poco professionali a claudicanti capacità comunicative.
Insieme alle guide in materia di cravatte da indossare ai colloqui di lavoro per stabilire un contatto empatico con il selezionatore, ecco che in rete proliferano i consigli per dare una ripulita al proprio “digital dirt”.
Gaia Bottà