Roma – C’è qualcosa di irritante nella lettura degli ultimi dati diffusi dall’importante osservatorio americano Pew Internet and American Life Project. Irritante non per i contenuti, professionali e probabilmente attendibili, quanto perché evidenziano in modo ineluttabile l’enorme svantaggio in cui si dibatte da anni l’utenza internet italiana.
Oggi negli Stati Uniti non solo si collega ad internet più di metà della popolazione, in maggioranza donne, ma lo fa mediamente ogni giorno per 83 minuti, che crescono a 95 tra gli utenti che dispongono di banda larga. Ed entro il 2004 si prevede che il 50 per cento dei netizens USA disporrà proprio di broadband.
In Italia i provider confermano che il tempo medio passato online dall’utente dial-up varia tra i 27 e i 30 minuti. Il gap, come si vede, è abissale.
La distanza tra i valori dei due paesi è un baratro che dà l’esatta misura dell’handicap che pesa sull’utente italiano rispetto a quello di un paese più digital come gli Stati Uniti. Handicap che significano costi aggiuntivi ma anche minor uso delle nuove tecnologie, dunque minor circolazione delle informazioni e delle idee, minori opportunità di impiego, ridotta capacità imprenditoriale. Significa tutto quello che oggi significa poter “essere digitali” sul serio. Ed è tantissimo.
Dai ministeri qui a Roma ci fanno sapere un giorno sì e uno no che saranno spesi milioni su milioni di euro per portare la banda larga in Italia. Ed è una buona notizia, visto che non solo fuori dalle città italiane ma persino in popolosi quartieri cittadini il broadband rimane una chimera.
Il problema vero è che spesso lo è persino il telefono. Telefonare oggi in Italia costa ancora molto, sebbene meno di quanto costava qualche anno fa, e connettersi ad internet in dial-up, come sono costretti a fare quasi tutti, costa ancor più di uno o due anni fa. Questo grazie alla fine delle flat, che ha accompagnato il crollo dell’ingenua speranza di chi riteneva di essere ormai fuori dal mercato monopolizzato del secolo scorso e di avere a disposizione le offerte di operatori davvero “concorrenti” tra di loro.
Ci siamo sbagliati. Oggi ci connettiamo mediamente tra i 27 e i 30 minuti, sudiamo ogni singolo minuto sperando che alla fine del bimestre la bolletta non sia troppo salata, evitando di perdere tempo in rete, di chattare troppo a lungo, di cercare informazioni dure a trovarsi, di scaricare file troppo grossi, di inviare immagini ad alta definizione, di aprire certi documenti o, orrore!, di leggere la posta elettronica rimanendo connessi.
Meglio finirla qui, sennò diverrà per molti un costo sensibile persino la lettura di questo articolo. Parlo degli italiani, ovviamente. Gli americani non hanno il problema. Loro con la flat-rate ci sono nati e ci hanno costruito internet.