Roma – Se ciascun utente americano di sistemi peer-to-peer dovesse appoggiare l’iniziativa Click the Vote! allora i suoi promotori avrebbero istantaneamente una voce in capitolo da non sottovalutare nella politica americana sul copyright, quella che condiziona le scelte di tutto il mondo. Ma per il momento il sito di Click the Vote! rappresenta poco più di uno sfogo.
Dopo il codice di condotta per il peer-to-peer promosso da una lobby dell’industria di settore che si fa chiamare P2P United , l’organizzazione non profit che si professa indipendente “Click the Vote! Corporation” spinge gli utenti del P2P a darsi una mossa, a collaborare in un’attività politica tesa a condizionare le scelte del Congresso, a votare i parlamentari che hanno una visione più ampia di quella delle major, a credere in una prospettiva diversa.
L’idea di fondo è che sì, i contenuti protetti da diritto d’autore scambiati sulle piattaforme di sharing vadano effettivamente pagati ma che c’è modo e modo per farlo e di certo non quello che vorrebbero i grandi industriali, tesi ad impedire la condivisione e capaci fin qui di autorizzare esclusivamente la vendita diretta, dall’azienda la consumatore, di brani musicali e altri materiali.
Ma il credo dei promotori dell’iniziativa spazia anche verso l’ open computing , definito come il sostegno per “sistemi di comunicazione aperti ad ogni livello e in opposizione al closed computing e alle restrizioni hardware e software o alle decisioni governative che limitano la scelta degli utenti e abbattono i valori democratici”. Di interesse anche il riferimento alla democratizzazione dello spettro elettromagnetico , affinché siano disponibili per lo sviluppo licenze pubbliche capaci di accogliere le tecnologie emergenti che non interferiscono con le frequenze già in uso presso l’industria.
Sulla home page del sito campeggiano le foto dei senatori da appoggiare e quelli da bocciare, con link per approfondire cosa hanno fatto, cosa hanno detto, perché sono “moderni e trendy” piuttosto che “obsoleti e assoggettati” alle logiche industriali. Chiunque può aderire all’iniziativa, basta che possegga un indirizzo email valido.
Presto dunque per capire fino a che punto una iniziativa del genere possa portare ad un cambiamento di rotta nelle politiche americane sul diritto d’autore e sui software di condivisione. Di certo, però, come dimostra la stessa P2P United o la mega campagna pubblicitaria di Kazaa , si sta organizzando una nuova opposizione alle crociate di RIAA e compagni contro chi utilizza queste piattaforme di sharing. Ed è questo un dato, evidentemente, che le major faranno bene a non sottovalutare.