Dichiarazioni sorprendenti, probabilmente irritanti per le sensibili orecchie dei signori dell’industria discografica. Alla Recording Industry Association of America (RIAA) non importerebbe affatto dell’attuale livello qualitativo nel panorama musicale mondiale: l’unico e solo grande problema per il business in sette note sarebbe infatti rappresentato da quei “luridi individui del file sharing”.
Parole e musica di Douglas Merrill, già Chief Operating Officer (COO) – nonché presidente alla divisione mercato digitale – della grande major del disco EMI. Recentemente intervenuto nel corso di una conferenza tenutasi a Sydney, Merrill non ha risparmiato i commenti più impietosi, ad un anno di distanza dal suo licenziamento. Le grandi aziende che si ostinano a rimanere ancorate al passato rischierebbero un destino poco glorioso.
Almeno secondo lo stesso Merrill, che prima di finire ai vertici di EMI aveva ricoperto il ruolo di Chief Information Officer (CIO) a Google. Le strategie adottate dalle major discografiche – in primis la denuncia di massa degli scariconi del P2P – rappresenterebbero un’idea pessima, come lanciare dello sporco addosso ai clienti prima di iniziare a vendere saponette .
Clienti? L’ex-COO di EMI ha riportato i risultati di uno studio condotto dalla stessa EMI su un campione di utenti del famoso client P2P LimeWire (ora chiuso dopo la causa intentata dalla RIAA). Gli scariconi sarebbero in realtà i migliori clienti dell’industria , sfruttando i canali illeciti solo per saggiare o completare già corpose discografie legalmente acquisite.
“Non è furto – ha spiegato Merrill – è un marketing prova prima di acquistare . E noi non dovevamo nemmeno spendere per metterlo in pratica. Ma denunciarli ha senso”. Sarcasmo a parte, Merrill ha sottolineato come gli utenti di LimeWire siano tra i più assidui acquirenti su iTunes . Il file sharing farebbe anche del bene agli stessi artisti, che riuscirebbero ad attirare un numero maggiore di fan.
Le dichiarazioni di Merrill ben si legano all’analisi di GfK Group : gli utenti della piattaforma Kino.to – molto popolare in paesi come l’Austria e la Germania – rappresenterebbero la miglior clientela dei principali media audiovisivi. Anche qui l’approccio studiato è quello del prova prima di acquistare legalmente . Ma sullo studio è stata fatta calare l’ombra su ordine di una misteriosa società committente.
Mauro Vecchio