“Se prendi l’autobus devi pagare – ha commentato Paul McCartney a proposito della sentenza The Pirate Bay – E credo che sia equo, devi pagare il tuo biglietto”. Languono le casse della band ancora acerbe, spiega l’ex Beatles, e il P2P fa male soprattutto a loro. Ma non tutti sembrano concordare.
Non concordano folle di cittadini : manifestazioni , arringhe a posteriori e invettive scagliate nei confronti di una classe politica incapace di comprendere le dinamiche della rete hanno infestato di colore le piazze svedesi.
Non concordano con McCartney i netizen che stanno sfogando la propria delusione e le propria aggressività contro i simboli dell’industria dei contenuti. Il sito di IFPI , già da tempo nel mirino di certe frange di sostenitori della Baia, è stato offline per ore, azzoppato da un attacco DDoS coordinato nel quadro dell’ operazione Baylout , una mobilitazione mirata a “usare violenza su RIAA e MPAA”. Se dalla Baia sconfessano le operazioni impulsive e inutili sul lungo periodo, gli attivisti non rinunciano a confabulare per organizzare nuovi raid. Anche a mezzo fax .
L’appello è stato presentato , l’attesa del prossimo grado di giudizio si preannuncia lunga. Da The Pirate Bay si invitano i netizen a temperare le manifestazioni più estreme e accorate della delusione: niente donazioni, ma dimostrazioni di solidarietà e partecipazione alla campagna in corso per sventare le minacce che incombono sull’Europa con il Pacchetto Telecom . Alle offensive legali sferrate nei confronti degli snodi del file sharing potrebbero aggiungersi il filtraggio della connettività e le disconnessioni degli utenti.
Ma nonostante l’atteggiamento serafico assunto dai condannati della Baia, c’è chi non riesce a mantenere la calma. La sentenza emessa nei confronti di The Pirate Bay, l’ indagine in corso nei confronti del coder della Baia Gottfrid Svartholm Warg, altresì noto come Anakata , per una sua presunta partecipazione a Student Bay , ha raggelato i gestori di altri tracker torrent svedesi. Pur invitando i netizen a continuare a condividere, è stato chiuso il sito di NordicBits . Si prevede che siano almeno un’altra dozzina a i tracker che si inabisseranno nel timore delle rappresaglie da parte dell’industria dei contenuti.
Prima dell’avvento della rete il panorama era completamente diverso, commenta nostalgico McCartney. “Sono stano molto fortunato – ammette – perché l’era dei Beatles era un’epoca in cui ciascuno veniva pagato per il lavoro che faceva”. A soffrire di più sarebbero i giovani artisti, “giovani band che hanno una giovane famiglia” che McCartney non vorrebbe vedere “morire di fame”. Per questo la sentenza emessa nei confronti della Baia appare “equa” al baronetto.
Ma l’esperienza di una carriera analogica sembra non essere ora più spendibile. Scambiare contenuti online, attingere alla rete per conoscere la musica, è una molla che spinge le platee a consumare musica e ad acquistarla . A dimostrare che il P2P possa agevolare il mercato dei contenuti non sono solo le vibranti confessioni dei cittadini della rete. Uno studio condotto in Norvegia conferma quanto emerso da un report commissionato dal governo olandese: chi scarica musica compra musica digitale. In proporzioni dieci volte superiori rispetto a chi non attinge al P2P.
Gaia Bottà