La casa di produzione Voltage Pictures passa dalle parole ai fatti, e fa partire la sua campagna di denunce legali contro gli utenti del file sharing. Il delitto? Aver rovinato le sorti commerciali del pluripremiato The Hurt Locker diffondendolo mesi prima della sua distribuzione ufficiale nei cinema. Dietro le denunce c’è l’ oramai notorio U.S. Copyright Group , organizzazione legale “a fini di lucro” che ha continuato laddove le major dell’intrattenimento si sono fermate già da un pezzo .
Le cronache dicono che già 5.000 missive sono partite alla volta di altrettanti presunti downloader . La tattica è quella classica della minaccia di un processo per estorcere ottenere una moderatamente sostanziosa somma di denaro (pare 1.500 dollari) e sistemare la faccenda senza l’ausilio di un giudice. Se gli utenti pagano la società di produzione incassa, altrimenti tutte le opzioni sono disponibili inclusa una denuncia legale vera e propria.
Le cause avviate da Voltage Pictures con l’ausilio dell’U.S. Copyright Group sono dirette nei confronti di tanti John Doe e Jane Doe , dicitura traducibile come denuncia contro ignoti , al momento identificati solo dall’indirizzo IP della connessione individuata nell’atto dello sharing della pellicola. Voltage chiede che vengano “distrutte” le copie illegali di The Hurt Locker per evitare “danni notevoli e irreparabili che non possono essere pienamente compensati o misurati in denaro”.
E la pubblicità negativa che tanto è costata a MPAA e RIAA sino a spingerle – assieme alla constatazione del fatto di non aver raggiunto alcun risultato pratico – ad abbandonare i piani di denunce massive e indiscriminate? A Voltage non sembra interessare granché, e il presidente della società Nicolas Chartier (al centro di una controversa vicenda legata agli Oscar, pare legata al tentativo di influenzare i giurati) non si fa problemi a definire “imbecille” chi protesta con la sua politica e annuncia pacatamente di voler boicottare il film.
Con gli “imbecilli” che fanno P2P si schiera come sempre Electronic Frontier Foundation , chiedendo ai produttori di contenuti (Voltage inclusa) di smetterla con le minacce legali e di passare a modelli di business più al passo coi tempi . E per quanto riguarda il famigerato U.S. Copyright Group, EFF si è già attivata nella ricerca di difensori “pro-bono” contro una campagna tesa esclusivamente a “mettere in piedi un lucrativo modello di business realizzato sulla raccolta di somme di compensazione dalla più ampia platea possibile di singoli imputati”.
Alfonso Maruccia