L’inazione non è un atteggiamento tollerato dalle major: i fornitori di connettività, spinti alla collaborazione nella crociata contro la pirateria in Rete, devono contribuire alla causa secondo gli accordi. In caso contrario, c’è la denuncia.
A muovere battaglia contro Cox Communications, uno dei maggiori fornitori di connettività statunitensi, sono BMG Rights Management LLC e Round Hill Music LP: le due case discografiche rivendicano la collaborazione dell’ISP che, pur essendo stato avvertito delle operazioni illegali commesse con la mediazione dei suoi servizi di connettività, non avrebbe mosso un dito per mettere in atto quanto paventa nelle proprie policy e nelle condizioni d’uso che sottopone al cliente.
Cox, dopo un periodo di sperimentazioni con l’industria dei contenuti e con il regime volontario dei six strikes con cui gli USA intendono dissuadere i cittadini della Rete dalla pirateria, ha scelto di mettere in atto un proprio sistema di tutela del diritto d’autore, che può culminare con la disconnessione temporanea o definitiva dell’utente recidivo. Secondo le due case discografiche l’ISP non avrebbe manteuto alcuna promessa e, pur essendo a conoscenza dei comportamenti dei propri abbonati, lascerebbe gli scariconi liberi di abusare del diritto d’autore, pur di non inimicarseli e pur di non doversi confrontare con la nomea di provider troppo severo.
Ad informare Cox delle violazioni che coinvolgono i contenuti delle due case discografiche è stata Rightscorp , che si occupa della monetizzazione delle violazioni del copyright stanando sulle reti P2P indirizzi IP che si sono macchiati di condivisioni illecite. Rightscorp, i cui servigi vengono messi in atto con strategie che muovono sul crinale della legalità, ha testimoniato di aver individuato “centinaia” di utenti del provider che avrebbero ritetutamente commesso delle violazioni: è sulla base delle rilevazioni di Rightscorp che le due etichette rivendicano le disconnessioni da parte del provider.
“Cox ha più volte rifiutato di sospendere gli account di coloro che hanno commesso ripetute violazioni. La ragione per cui Cox non sospende questi abbonati è ovvia – recita il testo della denuncia – causerebbe a Cox una riduzione dei propri introiti”. Ma il fonitore di connettività potrebbe scampare al risarcimento invocato dalle due etichette e far valere le proprie ragioni opponendo una strategia difensiva capace di fare luce sul controverso business della monetizzazione delle violazioni del copyright: Rightscorp è stata più volte accusata di operare in maniera troppo disinvolta nel rastrellare indirizzi IP e nell’ottenere la loro identificazione, Cox potrebbe ricordare che, come altri ISP statunitensi , è disposta a mettere in campo misure tanto drastiche solo su ordine dell’autorità giudiziaria, dopo un più minuzioso accertamento dell’avvenuta violazione. Le sollecitazioni di Cox, che millanta disconnessioni per convincere le proprie vittime a saldare il conto con l’industria della musica, potrebbero presto incutere meno timore.
Gaia Bottà