Washington (USA) – Sparare telematicamente sui computer dei pirati connessi ad internet per distruggerli e sbatterli fuori dalla rete, impedendo loro fisicamente di continuare a condividere e scaricare file sulle reti del peer-to-peer. Non è una scena dell’ultimo film sognato da qualche discografico ma la concreta visione strategica di uno dei più influenti congressman americani, Orrin G. Hatch , che ha espresso alcune opinioni… non convenzionali, nel corso di una importante audizione al Senato a Washington.
Il presidente repubblicano della Commissione giustizia del Senato ha infatti dichiarato di provare interesse per quelle tecnologie che possano distruggere i computer dei “pirati del P2P”, perché il peering e il download illegale hanno ormai raggiunto livelli “intollerabili” e rappresentano una “minaccia”.
Ascoltando i boss di MediaDefender, azienda nota per i suoi software di disturbo contro il peer-to-peer (il sito è imperdibile: http://www.mediadefender.com/ ), Hatch ha chiesto loro come fare a distruggere i computer degli utenti del P2P. “Nessuno – gli ha risposto il rappresentante dell’azienda, Randy Saaf – è interessato a distruggere il computer di qualcuno”.
“Io invece sono interessato”, ha replicato Hatch, secondo cui azzerare il computer di chi condivide file online “può essere l’unico modo per insegnare a qualcuno qualcosa sul copyright”.
“Se – ha continuato Hatch attivando le penne di tutti i reporter presenti – possiamo trovare un modo per farlo senza distruggere le loro macchine allora siamo senz’altro interessati a questo. Ma se distruggerle è il solo modo, allora facciamolo senza indugi. Se si attaccano alcune centinaia di migliaia di costoro penso che tutti inizierebbero a rendersi conto”. “Non ci sono scuse – ha anche detto Hatch – per le violazioni del copyright”.
Hatch, che ogni anno introita come autore di canzoni alcune decine di migliaia di dollari di royalty, le ha sparate così grosse da aver spinto alcuni osservatori a definire quanto affermato come espressione di una “frustrazione” per i tentativi fin qui falliti di fermare il peer-to-peer o come “provocazione” per spingere l’industria del settore a muoversi più rapidamente nel costruire alternative ai sistemi illegali.
Altri al Congresso, visto il ruolo centrale di Hatch nella definizione della legislazione statunitense, hanno preso la cosa ben più seriamente. “I diritti dei detentori del copyright – ha risposto ad Hatch il senatore democratico Patrick Leahy – devono essere protetti, ma alcune misure draconiane che sono state suggerite creerebbero molti più problemi di quanti ne potrebbero risolvere. Dobbiamo lavorare insieme per trovare le giuste risposte e questa non è una di quelle”.
Secondo il repubblicano Rick Boucher, invece, Hatch ci dovrebbe ripensare più che altro perché il Congresso non approverebbe una legge nella quale “utenti innocenti potrebbero essere vittime” di queste azioni…
La RIAA, l’associazione dei discografici americani, ha rigirato il tutto. “Hatch – ha affermato un portavoce – usa una metafora per spiegare che se le reti peer-to-peer non fanno passi ragionevoli per prevenire violazioni di massa al copyright sui sistemi che creano, allora il Congresso può essere costretto a misure più forti”. Dichiarazioni che non sono comprensibili per gli esperti, vista l’inesistenza di una “mente centrale” del peer-to-peer, fondato sulla collaborazione di decine di milioni di utenti che utilizzano centinaia di software diversi e di diversa origine per collegare tra loro i propri computer.
Ma proprio la RIAA è stata come si ricoderà la prima a parlare di “interventi tecnici” sui computer degli utenti. Dall’associazione dei discografici, infatti, per la prima volta venne messa in campo una inquietante ipotesi, quella di agire direttamente sui PC degli utenti del P2P. La RIAA non pensa alla loro distruzione, piuttosto ad andare oltre la semplice catalogazione di quello che ogni utente offre, per esempio cancellando tutti i file condivisi dall’utente che appaiano illegali. Addirittura l’anno scorso RIAA ha spinto per una proposta di legge che avrebbe consegnato ai discografici una speciale licenza di azione . Le leggi vigenti infatti impediscono azioni di cracking ai danni degli utenti del P2P, che siano quelle volute da Hatch o quelle della RIAA, ma una legge potrebbe dare ai detentori del copyright il diritto di agire in barba alle norme che tutelano gli utenti.
In questo quadro il riferimento della RIAA ad una metafora che avrebbe usato il senatore appare paradossale, visto che la distanza tra le posizioni estremiste di Hatch e quelle interventiste dei discografici è molto meno ampia di quanto, ora, si potrebbe essere spinti a ritenere…