Digital Music News Research Group ha recentemente rilasciato il suo rapporto sui trend del P2P riguardanti l’ultimo quarto del 2007. Neanche a dirlo, le statistiche confermano l’ottimo stato di salute del fenomeno violentemente osteggiato dall’industria dei contenuti e la preferenza degli utenti per il network Gnutella , la prima rete decentralizzata a fare la comparsa sulla scena dopo l’esplosione della supernova di Napster.
Lo studio è stato condotto raccogliendo informazioni sulla configurazione di 1,66 milioni di PC con Windows installato, sui protocolli e i client utilizzati per la connessione alle reti. Stando ai risultati LimeWire rimane stabilmente il software più utilizzato dai condivisori , crescendo dal 34,1% al 36,4% nel gruppo delle 13 applicazioni di P2P più diffuse. Proprio a LimeWire viene data la principale responsabilità della crescita di Gnutella, passata dal 37,4% del settembre 2006 al 40,5% del totale nel settembre 2007.
Cresce naturalmente anche BitTorrent , come già evidenziato dalle stime di BigChampagne aggiornate a questo marzo. Secondo DMNRG la rete pubblica inventata e poi privatizzata da Bram Cohen a vantaggio delle major hollywoodiane cresce in 12 mesi dal 23,6% al 28,2% del totale. Utorrent , il piccolo client già acquistato da BitTorrent Inc., ha conosciuto un vero e proprio boom salendo nelle percentuali di utilizzo dal 3% all’11,3%.
Per il resto, lo studio tende a sottostimare la diffusione del popolarissimo network eDonkey2000 , considerato da altri come una delle maggiori reti di condivisione assieme alla suddetta BitTorrent. Per quanto riguarda le applicazioni, dopo LimeWire e uTorrent le più usate sarebbero BitTorrent (il cui utilizzo è però sceso dal 5,2% al 4,6%), Ares (dal 3,5% al 4,6%), Azureus (dal 6% al 4,3%), eMule (dal 3,8% al 4%) e di seguito tutte le altre.
Classifiche a parte, la ricerca rivela ancora una volta come il file sharing sia in crescita: i 13 principali software di P2P sono passati dal 72,8% del mercato all’80% del totale, segno inequivocabile del fatto che a ben poco servono le decine di migliaia di denunce di RIAA, la chiusura dei server eDk2000 o altre operazioni a effetto a opera dell’industria dei contenuti.
Alfonso Maruccia