P2P, il conflitto si allarga

P2P, il conflitto si allarga

Nel pieno della crociata antipirati le major fanno i conti con sistemi di sharing affollati e clienti poco consapevoli del copyright. Si muove anche Hollywood, in Spagna matura una maxi-denuncia e le università USA pensano a jukebox legali
Nel pieno della crociata antipirati le major fanno i conti con sistemi di sharing affollati e clienti poco consapevoli del copyright. Si muove anche Hollywood, in Spagna matura una maxi-denuncia e le università USA pensano a jukebox legali


Roma – Sarà pure agosto ed estate in questo emisfero ma, a quanto pare, il caldo non ferma i discografici che in Spagna stanno mettendo a punto una massiccia iniziativa legale contro utenti del file sharing. Tutto questo mentre università americane hanno iniziato a parlare della costruzione di network alternativi ma legali. Non si placa peraltro la protesta degli utenti che, stando ad uno studio, non solo continuano ad affollare i sistemi di condivisione ma credono ben poco nell’iniziativa giudiziaria intrapresa dalle major del disco. Eppure, quella stessa strada è entrata nei progetti degli studios di Hollywood. Ma vediamo una cosa per volta.

In Spagna se ne parla ormai da qualche giorno. Senza procedere ad alcuna denuncia, infatti, gli industriali del disco hanno annunciato che potrebbero a breve trascinare in tribunale migliaia di utenti dei sistemi di file sharing. Addirittura 95mila utenti sarebbero nel mirino delle major o, meglio, 95mila sono gli IP che nel giro di alcuni mesi una società spagnola avrebbe raccolto tra gli utenti dei sistemi di condivisione. Dietro quella società ci sono nomi dell’industria che non hanno voluto palesarsi, che devono nascondersi per sottrarsi all’astio che le loro azioni sono destinate a suscitare. Il timore, evidentemente, è che quella che potrebbe diventare la più imponente azione legale mai condotta contro utenti dei sistemi peer-to-peer potrebbe anche trasformarsi in un clamoroso boomerang mediatico con ripercussioni negative sul mercato di settore.

Per il momento, comunque, si sono susseguiti diversi annunci tesi a spaventare gli utenti del P2P ma, mentre scriviamo, non si ha notizia di denunce. Secondo opinioni di esperti apparse sull’ottimo Kriptopolis , se anche si finirà in tribunale, poiché la legge spagnola non è quella americana, sarebbe estremamente difficile far condannare i denunciati per aver commesso veri e propri reati . Ma la tensione si alza e proprio Kriptopolis annunciava ieri che la magistratura madrilena ha messo sotto sequestro un sito che distribuisce software P2P, accusandolo di contenere file protetti da diritto d’autore.

Ma di tutto questo, a quanto pare, agli utenti del peer-to-peer interessa ben poco. Secondo l’autorevole “Pew Internet and American Life Project”, infatti, il 67 per cento di coloro che negli USA sfruttano i sistemi di condivisione non si pone minimamente il problema del copyright o della violazione dello stesso. Un dato ben superiore al 61 per cento rilevato da Pew nel 2000. Sebbene le rilevazioni siano antecedenti alle più recenti iniziative legali della RIAA, si tratta di dati considerati assolutamente significativi dagli esperti, soprattutto se accompagnati da rilevazioni sporadiche secondo cui i sistemi di sharing continuano ad attirare milioni di utenti.

Gli americani che si trovassero nei guai per le azioni della RIAA, comunque, possono comunque fin da subito contare sui suggerimenti e i consigli di entità come la Electronic Frontier Foundation che ha messo online una sezione del proprio sito esplicitamente definita: “Come non essere denunciati dalla RIAA per il file sharing – e altre idee per evitare di essere trattati come criminali” . Nella sezione sono disponibili elenchi degli username di utenti di sistemi di file sharing i cui nomi sono stati richiesti ai provider dalla RIAA, sono pubblicati suggerimenti di ogni genere, tra cui quello di ridurre la condivisione di file e di non trasformare il proprio computer in supernodo per il peer-to-peer.

Difficile dire se la crociata delle major del disco avrà successo, di certo c’è che sta suscitando attenzione in tutto il mondo e anche nei colleghi della MPAA , l’associazione americana che rappresenta i più importanti studios di Hollywood. In varie interviste rilasciate sui media americani, infatti, la MPAA ha fatto capire che sta studiando da vicino le mosse della RIAA perché, con la diffusione della banda larga, la copiatura non autorizzata di film nei sistemi P2P è pratica sempre più comune. Potrebbe dunque non essere lontano il momento in cui anche Hollywood vorrà andare a pesca e scovare numeri IP da trasformare in nomi da denunciare come esempio per tutti gli sharer .

Un segnale di novità arriva invece dalle università americane. Obbligate proprio come i provider a cedere alla RIAA i nomi degli studenti accusati di pirateria via P2P, alcune università americane stanno cercando nuove soluzioni. Tra queste anche l’ipotesi, che sta circolando da qualche tempo, di realizzare contratti di servizio con jukebox legali di distribuzione musicale online affinché agli studenti sia concesso di scaricare musica, inglobando i costi dell’operazione all’interno delle tariffe universitarie. Una sorta di pacchetto “Studia e Scarica” potrebbe togliere agli atenei l’annoso problema della responsabilità legale sulle attività illecite commesse dagli studenti. Su questo stanno lavorando i vertici delle istituzioni universitarie americane che hanno chiesto al mercato della musica di presentare delle proposte, cosa che si sta concretizzando proprio in questi giorni.

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Pubblicato il
5 ago 2003
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