Le manovre della International Federation of the Phonographic Industry (IFPI) sembravano aver fallito: le autorità della Danimarca non avrebbero adottato la cura al file sharing illecito incardinata sulla Dottrina Sarkozy. Una decisione che aveva spezzato ogni speranza da parte dell’industria, intenzionata ad espandere in terra europea un regime come quello dei three strikes . Speranze ora riaccese , in seguito a vari round di negoziazione tenutisi in terra danese tra detentori dei diritti, provider ed istituzioni.
Incontri silenti, pilotati in gran segreto dalla Commissione anti-pirateria locale su indicazioni di massima da parte del Ministero della Cultura. Obiettivo, capire come gestire a livello legislativo la responsabilità delle violazioni del copyright da parte dei netizen .
Gli interrogativi sembrano essere gli stessi espressi in altri paesi del mondo. I vari provider non vogliono essere ritenuti responsabili delle violazioni da parte dei propri utenti; i detentori dei diritti vogliono almeno la loro collaborazione per stanare i cattivoni del P2P. Pare che in Danimarca siano attualmente in ballo due modelli .
Il primo affiderebbe ai vari provider il compito di inviare i tre avvisi agli utenti, contenenti messaggi a sfondo educativo. Informazioni sulla legge locale che regola il diritto d’autore, suggerimenti sulla corretta tutela della propria rete wireless , un numero di telefono per chiedere consigli. Il secondo modello istituirebbe invece un organo pubblico deputato al rastrellamento dei torrentisti .
Mentre la Comissione anti-pirateria danese pensa ancora a studiare in silenzio possibili strade d’implementazione, quella sudcoreana è già passata all’azione sul campo. La versione asiatica dei three stikes prevede sì il tradizionale iter dei tre avvisi, ma con un’eccezione parecchio sfruttata dal Ministero della Cultura locale.
In Corea del Sud c’è infatti la possibilità che la Commissione locale raccomandi ai vari provider di rimuovere determinati contenuti illeciti o sospendere un utente per violazione della legge. Senza avvisi e senza possibilità di appello . 65mila raccomandazioni sono state finora inviate agli ISP sudcoreani, che avrebbero rifiutato di procedere solo in 40 casi.
Mauro Vecchio