Parigi – Sì alla copia privata, anche più di una se rimane in ambito familiare: questo uno dei punti cardine di un nuovo disegno di legge su cui sta lavorando il Governo di Parigi e che tocca da vicino, anzi da vicinissimo, il peer-to-peer, uno strumento di scambio file di cui in Francia come nel resto del Mondo si fa un grande utilizzo.
L’idea di fondo sembra voler spingere produttori e distributori di contenuti a rivedere le proprie tecnologie di Digital Rights Management (DRM) affinché sia possibile per chi acquista un CD o un DVD farne alcune copie, per uso personale e familiare. Sebbene per il momento il provvedimento sia stato soltanto annunciato dal ministero della Cultura e ripreso da Agence France-Press , le indiscrezioni raccolte da Le Journal du Dimanche parlano in particolare di “cinque copie private”. Non solo, una multa contenuta, da 150 euro, attenderebbe chi venisse colto a copiarsi contenuti protetti da un originale prestato da un amico.
La questione del DRM e della copia privata è evidentemente centrale: oggi, con la complicità della Direttiva europea sul diritto d’autore (EUCD), recepita anche dall’Italia, è un reato aggirare i sistemi di protezione anticopia. Con la nuova legge francese, invece, chi violasse una protezione per trasferire, ad esempio, un file acquistato su Internet su un player portatile non potrà essere perseguito . Da qui la necessità per i produttori di adeguare i propri strumenti di controllo anticopia.
In questo senso viene tirata in ballo direttamente Apple e il suo jukebox online, che riscuote enorme successo nella vendita di brani musicali: l’azienda dovrà infatti ristrutturare il proprio sistema di distribuzione affinché la musica acquistata possa girare su qualsiasi player e non solo su iPod. Un principio a cui dovranno evidentemente ispirarsi tutti i presenti e futuri sistemi di distribuzione musicale online rivolti agli utenti francesi.
Al centro del progetto c’è anche la condanna per l’uso illegale dei sistemi di file sharing , ovvero per il download e la condivisione non autorizzata di contenuti protetti dal diritto d’autore. Ma si compie anche una sostanziale separazione tra chi utilizza questi ambienti digitali per finalità di lucro e chi lo fa soltanto a scopo privato e personale.
In particolare, per questi ultimi il premier transalpino Dominique de Villepin vorrebbe instaurare un sistema di avvertimento : se viene riscontrata un’attività di condivisione illegale, l’utente verrebbe avvertito con una diffida via email. Se questi dovesse comunque continuare ad utilizzare i sistemi di scambio, una lettera verrebbe spedita al suo indirizzo (il che presuppone evidentemente l’identificazione dell’utente stesso attraverso la collaborazione dei provider). In caso di recidiva, qualora cioè l’utente nonostante le diffide continui a scaricare via P2P, allora potrà essergli comminata una multa compresa tra i 300 e 1500 euro . Si tratta di misure morbide che nulla hanno a che spartire con il regime penale per la condivisione varato dall’Italia.
Situazione comprensibilmente assai diversa per coloro che invece sfruttano la rete per scaricare materiali che poi rivendono, realizzandoci un lucro: per loro si prevede fino a tre anni di carcere e multe che possono superare i 300mila euro. Altre pene, ossia carcere fino ad un anno e multa fino a 100mila euro, sono previste per chi cercasse di lucrare sulla cessione di manuali per craccare i sistemi DRM.
Sebbene si tratti di misure del tutto moderate rispetto a quelle introdotte altrove, il disegno di legge del Governo francese è in realtà frutto di una ritirata . Nelle scorse settimane infatti la Camera aveva approvato un testo che avrebbe reso legale il P2P : a fronte di un pagamento mensile da aggiungere al costo della connettività, infatti, gli utenti avrebbero potuto, secondo quel progetto di legge, utilizzare i sistemi di scambio. Un progetto che aveva fatto infuriare le case discografiche spingendo il Governo a ritirare il proprio documento, bloccando così l’avvento in un paese europeo di un sistema di pagamento dei diritti su cui insiste da molti anni Electronic Frontier Foundation (EFF) , la celebre associazione per i diritti digitali.