Il caso Peppermint che tanto scandalo ha suscitato era solo l’inizio? A temerlo sono in tanti in queste ore, dopoché in rete sono apparsi i link alle denunce sulle quali sta lavorando Logistep , una quantità di procedimenti con cui i più diversi detentori del diritto d’autore si preparano ad assaltare gli utenti, italiani e non, dei sistemi di file sharing .
Basta dare un’occhiata a quell’ impressionante elenco per rendersi conto dell’estensione europea raggiunta dalle attività di Logistep ; frugando nella sezione “Italia”, ci si imbatte in una serie di documenti che – oltre a disegnare per il caso Peppermint un’azione di proporzioni ben più ampie di quelle fin qui emerse – testimoniano l’esistenza di diversi altri casi, come quello della CDV Software Entertainment AG, una società di videogaming tedesca.
I nuovi casi italiani
Due sono i provider italiani ai quali CDV, ottenuti gli IP degli utenti P2P individuati da Logistep, chiede di fornire i dati dei propri utenti , una richiesta suggellata da specifiche ordinanze del Tribunale di Roma. Come sottolinea qualcuno, visto come è andata nel primo caso Peppermint, non è detto che gli ISP intendano più opporsi alle richieste di dati provenienti da produttori che sventolano i risultati del monitoraggio delle reti effettuato da Logistep.
L’avvocato Guido Scorza, blogger e tra i più attenti osservatori di quanto sta avvenendo, spiega : “Solo in Italia i procedimenti già definiti sono sei.. ben più di quelli di cui si era, sin qui, avuta notizia. All’elenco vanno, ovviamente, aggiunti i procedimenti non ancora definiti che, ad esempio, in Italia sono almeno cinque (ma il numero potrebbe essere più alto)”. L’elenco dei clienti di Logistep, spiega Scorza, “lascia presagire che siamo solo all’inizio dell’avventura. Eccolo: Zuxxez, CDV Software Entertanment Ag, Moses Pelham/3p-Label, Eidos Gmbh, 10Tacle of Studios AG, Peppermint Jam, Techland, Electronics kind, Battlefront.com”.
Il legale sottolinea come, dinanzi a quella che si profila come una nuova offensiva a tutto campo, diventi inevitabilmente “ancor più urgente accertare, in via definitiva, se, effettivamente, la condotta della Logistep e dei suoi compagni di merenda possa essere considerata lecita alla stregua della disciplina sulla privacy o, in ogni caso, se tale assetto dell’attuale regolamentazione della materia possa considerarsi equilibrato in relazione ai rapporti tra titolari dei diritti ed utenti”.
Come noto, infatti, l’enorme clamore suscitato dal caso Peppermint, inizialmente reso pubblico proprio da Punto Informatico , grazie anche all’interessamento di associazioni come Adiconsum e Altroconsumo , si è alfine tradotto nella decisione del Garante della Privacy di costituirsi in giudizio presso il Tribunale di Roma. Lo scopo del Garante è verificare se le procedure adottate da Peppermint-Logistep, procedure evidentemente del tutto analoghe a quelle che ci si possono attendere con i nuovi casi, siano rispettose di tutte le garanzie che la legge italiana prevede per il trattamento dei dati personali dei cittadini.
Tra le più controverse iniziative intraprese da Peppermint è l’invio agli utenti individuati tramite Logistep di raccomandate in cui la casa discografica chiedeva a ciascuno di loro di pagare 330 euro per chiudere il caso ed evitare denunce, una raccomandata che ha sollevato molti malumori in rete e attirato l’attenzione di alcuni secondo cui la proposta è del tutto estranea al diritto italiano.
Tre ordini “esplodono” alla Camera
E mentre cova tutto questo, ieri sul diritto d’autore sono stati approvati tre Ordini del giorno presentati da Maroni-Fava, Trepiccione-Bonelli-Vacca e Acerbo-Folena-Vacca con cui si impegna il Governo “ad adottare le opportune iniziative normative volte a modificare la disciplina del diritto d’autore che prevedano, tra l’altro, l’abolizione delle sanzioni penali per la condivisione della conoscenza , in particolare attraverso le reti di telecomunicazione, nonché la liberalizzazione della copia per uso personale di opere di ingegno” e a “procedere ad una effettiva liberalizzazione che consenta la riproduzione unicamente per uso personale e senza fini di lucro di brani musicali, libri di testo ed altre opere intellettuali similari”.
Già solo l’approvazione degli Ordini del giorno, che in sé non rappresentano nulla più di un impegno, per quanto specifico, ha scatenato la reazione dell’industria . Secondo Federico Motta, presidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) e di Sistema Cultura Italia (che aderisce a Confindustria), quegli Ordini del giorno sono una minaccia: “L’intenzione è azzerare la tutela del diritto d’autore. Dicano chiaramente che si vuole far morire l’industria culturale italiana”. “Assistiamo – ha dichiarato – all’ennesimo attacco per indebolire, sconvolgere, anzi il termine giusto è azzerare la normativa a tutela del diritto d’autore”.
“Altro che condivisione della conoscenza – ha dichiarato Motta – L’intento dichiarato è nella direzione di consentire una assoluta libertà di sfruttare e utilizzare per uso personale le opere dell’ingegno a prescindere da una qualsiasi forma di autorizzazione da parte dei titolari dei diritti e da qualsiasi anche minimo riconoscimento di un compenso . In più questo avviene in totale spregio e violazione degli obblighi assunti dall’Italia in ambito internazionale attraverso il recepimento di direttive europee e trattati internazionali in materia di diritto d’autore”.