Roma – Se c’è un argomento esplosivo di questi tempi è il cosiddetto mercato della musica digitale via Internet. Già, perché l’agguerrito battagliare dei grandi nomi del settore assume i contorni di sfida rumorosa allorquando, com’è successo in questi giorni, uno degli attori coinvolti grida al mondo il proprio successo. E Apple ha fatto sapere che il suo iTunes ha già piazzato cento milioni di brani musicali ai propri clienti americani ed europei.
Apple, che dimostra così di saper offrire musica online decine di volte meglio dei suoi più diretti concorrenti, è anche l’emblema di una legalità distributiva che consente all’azienda di vendere gli iPod e alle major di indicare come tale legalità sia effettivamente possibile .
Di questi giorni sono anche altri dati, quelli forniti da BigChampagne . Se tutti conoscono iTunes, non tutti sanno che BigChampagne è invece una delle società che vende alle major i dati sull’uso del peer-to-peer, ossia del più diffuso, veloce e globale mezzo di distribuzione fin qui concepito. BigChampagne ha comunicato nei giorni scorsi che, a dispetto delle campagne di sensibilizzazione e delle denunce contro chi condivide file, su network di sharing molto noti, come Kazaa o eDonkey , a giugno circolavano una media costante di 8,3 milioni di persone . Vale a dire che, in qualsiasi momento a giugno, quello era il numero medio di utenti impegnati nel download e nell’upload. Il dato è rilevante perché, rispetto al giugno del 2003, gli utenti sono aumentati del 19 per cento .
E, per concludere questa breve ma utile panoramica sul P2P, il 12 luglio l’ OCSE ha affermato che secondo un proprio studio sono diminuiti i file musicali scambiati dagli utenti (oggi al 48,6 per cento del totale) mentre sono aumentati i file audiovideo, film in particolare, e quelli contenenti software di ogni genere.
Tutto questo sembra porre in evidenza una evoluzione che chiamerò dei binari paralleli , che potrebbe non piacere a chi brandisce efficaci scacciamosche, ossia gli avvocati, senza però riuscire a spaventare i moscerini, cioè quei milioni di utenti-condivisori che rischiano qui da noi pene un tempo riservate soltanto ai delitti contro la persona.
Il primo binario è quello su cui corre la consapevolezza dell’utente internet , che da un lato diversifica l’utilizzo della piattaforma di scambio fin qui focalizzato sulla musica e dall’altro non disdegna di comprare musica quando trova quel che cerca ad un prezzo possibile, con modalità protette di ascolto ma sufficientemente rispettose dei propri diritti di consumatore. Il secondo è quello del mercato legale che avanza in apparenza alla stessa velocità.
Appare dunque evidente che gli scacciamosche hanno maglie troppo grandi per intrappolare moscerini che non solo si riproducono a milioni ma lo fanno sapendo perfettamente, come indicava recentemente una rilevazione degli studios di Hollywood, che condividere file protetti è illegale.
È certamente ovvio che chi ha interesse a mantenere lo status quo del settore voglia far credere che per ottenere un funzionante mercato legale della musica sia necessario abbattere il file sharing. Ma è un teorema che mostra già tutte le sue falle. Sui binari paralleli infatti corrono due facce di una stessa medaglia, una sola rumorosa locomotiva che non è animata dall’industria, non è dettata dalla moda o dalla pubblicità ma è animata dal genuino entusiasmo degli utenti Internet verso le opportunità offerte loro dalla Rete.
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