Si sono accomodati davanti ad un consesso di tre giudici, presso una corte d’appello della città di Boston. I legali della Recording Industry Association of America (RIAA) e quelli del giovane studente Joel Tenenbaum, da anni in lotta per 30 brani scaricati a mezzo P2P .
Quanto dovrà versare Joel Tenenbaum nelle casse dei signori statunitensi del copyright? È questo il principale dilemma scatenato dal precedente ricorso in appello della RIAA, dopo che il giudice del Massachusetts Nancy Gertner aveva considerato eccessive nonché incostituzionali le richieste economiche dell’accusa.
30 dollari . Questo l’ammontare della sanzione richiesto dai legali dello studente di Boston, proporzionale all’effettivo valore di ciascuno dei brani scaricati. Una cifra irrisoria secondo i legali di RIAA, che avevano inizialmente chiesto un totale di 675mila dollari (o 22.500 a canzone).
Il giudice Gertner aveva però reso meno salato il conto per Tenenbaum, riducendolo di dieci volte fino alla somma di 67.500 dollari o di 2.500 dollari a canzone . La RIAA aveva contestato la decisione, sottolineando come questa avesse ribaltato il parere di un’intera giuria, per non parlare dei rappresentanti del Congresso a stelle e strisce.
La difesa del ragazzo ha ora sottolineato come i cosiddetti statutory damage non debbano essere applicati ai singoli utenti . Una posizione che sembra non trovare il favore di uno dei tre giudici della corte d’appello di Boston. Gli altri due sono però sembrati sospettosi nei confronti delle pretese stratosferiche della RIAA.
Per decretare l’esatto ammontare della sanzione sarà dunque decisiva l’interpretazione del valore effettivo di un brano scaricato a mezzo P2P. La corte è sembrata così poco convinta del concetto di lost sale – le perdite scatenate dal file sharing – sbandierato dall’industria come misura unica per presentare il conto finale a Joel Tenenbaum .
Mauro Vecchio