Una ricerca telefonica condotta da American Assembly negli USA rivela che l’uso dei servizi anonimizzatori fra gli utenti del file sharing è in crescita: i “pirati” del P2P (BitTorrent o altro) non vogliono essere perseguiti o denunciati penalmente, dunque scelgono con sempre maggiore partecipazione di mascherare il proprio indirizzo IP dietro un proxy o un servizio VPN anonimo.
Stando ai dati raccolti dallo studio, il 15 per cento dei p2ppari a stelle e strisce (uno su sette) fa regolarmente uso di servizi come BTGuard e similari. Nel caso specifico, BTGuard rivela di aver registrato una crescita sostenuta della base utenza (a pagamento), un incremento che nel 2011 si quantifica nel 200 per cento in più rispetto all’anno precedente.
E la crescita di utenti anonizzati non fa che aumentare, visto che sempre BTGuard dice di aver incrementato il business del 25 per cento nel solo mese di dicembre. Dovesse passare un regime draconiano e senza precedenti come quello previsto dal disegno di legge SOPA , ipotizza la società, i “pirati” condivisori forzatamente convertitisi alle darknet sarebbero una legione.
Sempre a proposito di P2P, c’è chi è interessato a smarcarsi dalle accuse di piratare contenuti protetti dal copyright in virtù della sua (discussa) funzione di autorità anti-pirata ufficiale. Accade in Francia, dove HADOPI e Ministero della Cultura smentiscono categoricamente che i loro PC siano stati impiegati per scaricare materiale “illegale” dai network di file sharing. Non è tecnicamente possibile, dicono, e comunque stiamo verificando con una indagine interna. Giusto per essere tranquilli.
Alfonso Maruccia