La lotta alle mele marce del file sharing era iniziata alla fine dello scorso anno, con la conseguente eliminazione di alcuni risultati di ricerca legati alla presunta violazione sistematica del diritto d’autore. Numerose chiavi di ricerca come Megavideo, Rapidshare e BitTorrent erano sparite dai servizi di suggerimento automatico di Google.
La lista nera delle feature Autocomplete e Instant è stata ora allargata alle più svariate piattaforme per la condivisione illecita dei contenuti. Da The Pirate Bay a Isohunt, compresi i servizi di file hosting Filesonic e Fileserve . BigG ha dunque smesso di suggerire in automatico i nomi di quelli che l’industria dei contenuti ritiene i principali alfieri della condivisione online.
Un portavoce del colosso di Mountain View ha tuttavia sottolineato come la blocklist dei suggerimenti non rappresenti l’arma definitiva contro la violazione sistematica del copyright. Piccoli accorgimenti agli algoritmi di Autocomplete e Instant potrebbero però garantire risultati positivi contro il fenomeno .
In effetti, alcuni dati diramati da Google hanno evidenziato un drastico calo nelle ricerche online di query come Isohunt . Lo stesso CEO del search engine canadese Gary Fung ha accusato BigG di aver tradito i principi del suo celebre motto – Don’t be evil – alleandosi con i potenti signori dell’industria dei contenuti.
Mauro Vecchio