Sembrava chiaro fin dall’inizio di quest’anno che le autorità della Nuova Zelanda sarebbero tornate all’attacco, nel tentativo di far calare definitivamente la ghigliottina del copyright. La lama si era infatti inceppata , dopo proteste più che vibranti da parte di utenti e fornitori di connettività. La sezione 92A della nuova legge a tutela del diritto d’autore era stata così accantonata: nessuno avrebbe disconnesso gli utenti dopo gli ormai noti tre colpi previsti dalla cosiddetta Dottrina Sarkozy .
Ma entro la fine del 2012 il meccanismo riprenderà , come recentemente confermato dal ministero neozelandese del Commercio. Secondo il già annunciato Copyright (Infringing File Sharing) Amendment Bill , agli utenti verranno inviate tre notifiche – espressione più morbida per indicare lo stesso principio, quello dei three strikes – relative ad una ripetuta violazione del copyright. Il periodo stabilito per la disconnessione dalla Rete è di sei mesi .
Quello che sembra tuttavia aver sconvolto gli osservatori è la decisione delle autorità kiwi di introdurre un principio come quello della colpevolezza fino a prova contraria . In sostanza, l’esatto opposto della presunzione di innocenza che in genere contraddistingue l’ordinamento giuridico di qualsivoglia paese democratico. I file sharer dovranno dunque impegnarsi parecchio per dimostrare alla corte la propria estraneità alla violazione online del diritto d’autore.
Il governo ha però parlato di una decisione presa per accelerare i tempi della giustizia, prevedendo inoltre sanzioni pecuniarie fino ad un massimo di circa 10mila euro . Un blogger locale – nonché esperto di tematiche legali collegate alla Rete – ha poi pubblicato un post in cui è stato rivelato come quasi un terzo delle cause locali avviate dall’industria si sia tradotto in un nulla di fatto. Motivo? Gli accusatori non avrebbero detenuto effettivamente i diritti su determinati contenuti scaricati dagli utenti.
Il vento della Dottrina Sarkozy spira anche in altri paesi del mondo. Ultimo, la Finlandia, le cui autorità hanno tuttavia proposto un disegno di legge più morbido . In sostanza, non sarebbe l’industria ad inviare i tre avvisi agli utenti scariconi . A farlo sarebbero i vari provider – ovviamente su indicazione dell’industria – senza però rivelare ai legali del copyright i dati identificativi dei presunti colpevoli .
Colpevoli che sembrano essersi ormai redenti in terra francese. Stando ad un sondaggio commissionato dal quotidiano La Tribune , il 53 per cento degli intervistati ha dichiarato di essersi fermato con certe pratiche selvagge legate alla condivisione di brani o film su Internet. Troppa paura delle nuove leggi e del possibile intervento delle autorità.
Mauro Vecchio