Parigi – L’ abbonamento per il filesharing , ipotizzato dai membri di Electronic Frontier Foundation come soluzione per l’industria dei contenuti digitali , potrebbe essere un modello perfettamente funzionante , libero da vincoli giuridici e da ostacoli normativi.
Lo sostiene il Prof. André Lucas, tra i massimi esperti francesi in materia di copyright, in uno studio recentemente tradotto in inglese e diffuso da Volker Grassmuck, responsabile dell’iniziativa PrivatKopie .
Lo studio, condotto grazie alla partecipazione della Alliance Public-Artistes , analizza l’attuale mercato dei contenuti online e giunge alla conclusione che “un sistema di compensazione alternativa per gli autori, basato sulla raccolta collettiva di contributi da parte di vasti gruppi d’utenti e consumatori, non costituisce una violazione sostanziale delle normative europee sul diritto d’autore”. Precedentemente, il governo tedesco aveva respinto categoricamente questa soluzione, bocciandone la validità legale.
“Lucas, nel suo studio, ci dimostra che cinque euro al mese per ogni utente che condivide contenuti digitali sono la soluzione a molti problemi”, dice Grassmuck. In pratica, l’introduzione di una ” tassa sul filesharing ” per alimentare un fondo pubblico destinato alla retribuzione degli artisti e degli autori, non è solo “una soluzione perfetta per tutelare il singolo utilizzatore di servizi per la condivisione file su Internet”, spiega Grassmuck, “ma anche un’ottima soluzione, al passo coi tempi, per garantire che il diritto d’autore venga rispettato in modo collettivo”.
L’idea di una soluzione di questo tipo, però, avvicinerebbe d’un sol balzo la produzione musicale ai suoi fruitori con un potenziale danno ai meccanismi di intermediazione , oggi rappresentati per larga parte da etichette grandi e piccole. In un mondo nel quale la circolazione di contenuti protetti dal diritto d’autore ricevesse una equa e diffusa compensazione da parte dell’utenza, infatti, verrebbero rapidamente a cadere alcuni dei capisaldi dell’industria discografica che per larga parte deve i suoi introiti ai contratti con artisti del cui materiale cura la distribuzione.
Un modello del genere, è stato poi sottolineato da più esperti, spingerebbe molti artisti a tentare la strada del fai-da-te all’interno di strutture di distribuzione online destinate ad avere natura e approccio affatto diversi da quelli tradizionali, finendo così per sconvolgere un settore industriale che oggi assume una rilevanza assoluta per l’economia di molti paesi. La strutturazione stessa della raccolta dei diritti d’autore oggi prevista in paesi come quelli dell’Unione Europea, fortemente legata a società di riferimento nazionale più volte bacchettate da Bruxelles proprio per la loro “predisposizione” monopolistica, contribuirebbe in questo quadro a spingere gli autori di musica ed altre opere a scelte del tutto nuove.
Forse anche per questo, e malgrado la fattibilità del modello teorizzato da Lucas, le istituzioni dell’Unione Europea “non sembrano decise ad intervenire per un cambiamento”, come si legge sul sito di PrivatKopie. “La domanda è adesso spontanea”, incalza Grassmuck in un comunicato ufficiale in tedesco: ” Freiheit oder digitalen Stacheldraht , libertà o fili spinati digitali?”.
Tommaso Lombardi