New York (USA) – Si apre un nuovo fronte nell’annosa guerra al peer-to-peer da parte delle major americane: per la prima volta un abbonato di uno dei più importanti provider americani ha deciso di denunciare quest’ultimo per aver rivelato i propri dati ai discografici, che li avevano chiesti per poter perseguire l’utente accusato di condividere materiale protetto sulle reti del peer-to-peer.
La signora Dawnell Leadbetter nella denuncia spiega di essere stata contattata lo scorso gennaio da una società di recupero crediti. Agendo per conto della RIAA , l’associazione degli industriali del disco, la società le ha chiesto di tirar fuori 4.500 dollari per quanto scaricato attraverso la propria connessione via cavo fornita da Comcast .
Il giochino è peraltro stranoto: i detentori dei diritti contattano direttamente gli utenti passibili di denuncia avvertendoli che, in caso di mancato accordo compensativo, procederanno con una vera e propria causa in tribunale, con tutti i costi e le conseguenze che può avere.
La differenza in questo caso è che Comcast, secondo gli avvocati della Leadbetter, non ha avuto da alcun tribunale l’autorizzazione a fornire quei dati, né ha notificato alla donna, madre di due adolescenti, che una terza parte aveva richiesto quelle informazioni.
“Comcast – ha spiegato il legale della donna – dovrebbe rispettare il diritto alla privacy di chi gli paga ogni mese una bolletta”.
Non è chiaro se la donna abbia o meno intenzione di pagare quanto richiesto dalla RIAA.