“All’articolo 68 della legge del 7 marzo 2005, n. 82 e successive modificazioni, al comma 1 sostituire la lettera d) con il seguente: Acquisizione di programmi informatici appartenenti alla categoria del software libero o a codice sorgente aperto”. Questo il testo interessato nella proposta di emendamento per l’introduzione dell’utilizzo del software libero nei vari uffici della Pubblica Amministrazione .
La Commissione Bilancio ha ora approvato l’emendamento promosso dal deputato radicale Marco Beltrandi per obbligare tutte le amministrazioni pubbliche alla valutazione del software libero o open source nei singoli bandi di gara .
“Si tratta di una modifica storica del codice dell’amministrazione digitale. Per la prima volta si riconosce nel nostro ordinamento la necessità per le amministrazioni pubbliche di tenere in considerazione non solo l’economicità ma anche l’impatto che il software stesso ha sulla nostra società sempre più tecnologica dal punto di vista dei diritti fondamentali dei cittadini e delle imprese che vogliono innovare”.
Questa la dichiarazione a caldo di Beltrandi e del segretario di Agorà Digitale Luca Nicotra. I due hanno sottolineato come l’adozione di software libero o a codice aperto abbia “ricadute profonde sulla maggiore libertà dello scambio dei contenuti immateriali, sulla libera circolazione della conoscenza, del know-how e più in generale delle informazioni”.
“Un emendamento che spinge sull’acceleratore dello sviluppo dell’ICT anche in Italia – si legge ancora sul sito di Agorà Digitale – muovendosi verso la liberalizzazione di un settore dove troppo spesso la chiusura di conoscenze tecniche e scientifiche è un freno per l’innovazione e per l’entrata nel mercato di nuovi soggetti”.
Mauro Vecchio