L’Agenzia per l’Italia Digitale – sottoposta alla responsabilità diretta della Presidenza del Consiglio dei Ministri di Enrico Letta – ha annunciato l’emanazione della Circolare 63/2013 , numero asettico dietro cui si nasconde quello che dovrebbe essere il “bignamino” delle regole e dei criteri da seguire per adottare software free e open source nelle pubbliche amministrazioni.
Il documento è indirizzato alle varie PA italiane, spiega il sito dell’agenzia, ma le linee guida possono essere “d’interesse” anche per i soggetti privati operanti nel mercato dell’ICT. Il contenuto della circolare illustra “un percorso metodologico” (con tanto di esempi), le modalità e i criteri per effettuare una valutazione comparativa tra le varie soluzioni software necessarie alla singola PA.
La circolare serve soprattutto a chiudere il cerchio dell’adozione del software gratuito e open source – e del “riuso” di quello proprietario già acquistato – nelle amministrazioni del Belpaese, un percorso avviato tempo fa e che si completa con le regole di selezione e comparazione a cui le PA dovranno attenersi d’ora in avanti.
La novità, accolta con interesse in sede europea, nasce dalla collaborazione di esperti e rappresentati dell’industria e lascia davvero poco spazio all’utilizzo continuato di software proprietario per puro spirito di inerzia o pigrizia: ogni singola adozione fuori dal parco dei titoli FOSS andrà giustificata, e ogni software proprietario potrà essere adottato solo nel caso in cui un criterio di valutazione importante lo richiederà.
E per chi non segue le nuove regole? Si prospettano ricorsi al Tribunale Amministrativo (TAR) e conseguenze legali dell’amministratore responsabile.
Alfonso Maruccia