Chi abusa della connessione WiFi di uno sconosciuto non è colpevole di alcun reato di manomissione , mentre continua a sussistere la responsabilità civile o per altri eventuali reati commessi attraverso la suddetta connessione. È quanto ha stabilito una corte dei Paesi Bassi, fissando un precedente che ha sorpreso molti ma che non sembra fornire una licenza di piggybacking a chiunque fosse interessato a questo genere di pratica.
La vicenda riguarda uno studente del Maerlant College nella città di The Hague – la terza città più popolosa dei Paesi Bassi – colpevole di aver diffuso una minacce di omicidio e di sparatorie di massa sulla imageboard di 4chan . Per postare il proprio messaggio, lo studente è penetrato in una connessione WiFi sicura per mezzo di un non meglio specificato “hack”.
Ma il piggybacking della connessione wireless e il tradizionale anonimato di 4chan non hanno salvato il presunto sedicente attentatore, visto che alla fine la sua vera identità è emersa e l’ha portato dritto davanti a un tribunale per procurato allarme e hacking della rete protetta.
Il giudice – questo l’esito sorprendente della sentenza – ha pero stabilito che il reato di hacking non sussiste , visto che la legge dei Paesi Bassi in materia (risalente al 1990) non comprende, nella sua definizione di “computer”, un dispositivo come un router per le reti wireless. Scroccare la connessione altrui nei Paesi Bassi non è reato – ha stabilito il giudice – nemmeno se la cosa comporta una compromissione della sicurezza, nondimeno il protagonista continua a essere un potenziale bersaglio di denunce per cause civili.
Alfonso Maruccia