Si fa sempre più intricato il percorso che nelle intenzioni di Facebook e dei suoi partner dovrebbe portare entro il prossimo anno al debutto di Libra in tutto il mondo. La criptovaluta è ora finita anche nel mirino dei paesi del G7 che nella giornata di ieri hanno sottolineato come le stablecoin non dovrebbero essere lanciate finché non verranno risolti i problemi (potenziali o concreti) legati alla loro introduzione. A dire il vero, alcune sono già operative, sebbene muovendo capitali di gran lunga inferiori rispetto, ad esempio, a quelli di Bitcoin.
Libra, arriva l’alt dai paesi del G7
I membri della Association al lavoro sul progetto, quelli rimasti in seguito alle importanti defezioni registrate nelle scorse settimane, hanno ribadito la volontà di continuare a collaborare con le autorità al fine di sciogliere dubbi e chiarire perplessità, così da arrivare a far esordire Libra con le tempistiche annunciate inizialmente. In un comunicato odierno viene posto l’accento sulle misure previste al fine di rispettare la sovranità nazionale sulle policy monetarie e per combattere fenomeni come il riciclaggio del denaro sporco.
Queste le parole di Benoît Cœuré, presidente del consiglio di amministrazione della Banca Centrale Europea (tra gli istituti che il mese scorso hanno incontrato Facebook per fare il punto), raccolte dalla redazione di Reuters.
Il G7 ritiene che nessun progetto stablecoin globale dovrebbe avviare le operazioni finché ci saranno sfide e rischi di tipo legale e a livello di regolamentazione.
Se fino ad oggi le stablecoin come Tether non hanno attirato l’attenzione di legislatori e autorità, il discorso inevitabilmente cambia con Libra, il cui obiettivo dichiarato in sede di presentazione è quello di “trasformare l’economia globale”. Considerando come l’integrazione nelle app e nei servizi di Facebook potrebbe rendere la criptovaluta immediatamente disponibile a oltre due miliardi di persone nel pianeta, la posta in gioco è più che mai elevata.