Il CEO di PagoPA SpA, Giuseppe Virgone, ha pubblicato un post di grande significato su quelli che sono stati questi mesi per il suo gruppo e per l’ambizioso progetto sviluppato al servizio del Piano Cashless Italia. Un post intriso di visione e di sincerità, utile a fare il punto su quel che non ha funzionato prima di proiettare il tutto sull’anno che va ad iniziare.
Un progetto ambizioso
Secondo Virgone, anzitutto, il cashback di Stato va letto più per quel che rappresenta che non per quel che è: un trampolino di lancio per una piattaforma che, in prospettiva, migliorerà in modo radicale il rapporto tra cittadino e Pubblica Amministrazione. Uno snodo centrale, insomma, per svecchiare vecchie abitudini e per mettere in mano a migliaia di persone il canale di accesso ad informazioni, pagamenti e interazioni con la PA.
Il cashback di Stato è dunque certamente un modo utile per combattere l’evasione fiscale e favorire l’adozione degli strumenti di pagamento digitali, ma quest’ultimo tassello non è fine: è mezzo. Il valore vero del tutto sta in quel “Centro Stella” alla base dell’architettura digitale che permette lo scambio di informazioni essenziali tra sistemi bancari e cittadino che intende beneficiare dei servizi erogati dalla PA tramite app IO:
In futuro, infatti, sul Centro Stella potranno basarsi altri servizi che lo Stato vorrà erogare legandoli all’uso di moneta elettronica. In questo modo, senza cambiare la propria esperienza di acquisto, i cittadini potranno accedere a prestazioni o contributi in modo digitale e personalizzato, con una rapidità e precisione inedite per la Pubblica Amministrazione. L’infrastruttura su cui oggi si regge il Cashback, quindi, ha un potenziale di innovazione che va ben oltre questo progetto in sé e traduce una visione strategica e di sistema che concorre allo sviluppo di nuovi servizi digitali a beneficio di tutto il Paese.
C’è un mondo nuovo oltre il cashback, insomma: l’app IO ne sarà l’ombelico, le operazioni attuali ne sono il viatico, ma l’ambizione è quella di accendere la scintilla della digitalizzazione per traslare l’Italia dal passato pre-pandemia ad un futuro costruito su nuovi strumenti, nuove prerogative ed un nuovo rapporto cittadino-PA.
Cosa non ha funzionato
I problemi di gioventù dell’app si sono sviluppati nei giorni 7, 8 e 9 dicembre, quando a più riprese sono avvenuti malfunzionamenti di vario tipo sulla piattaforma. Immediati gli strali giunti dagli utenti, ai quali non è stato immediatamente chiaro come quello che stava accadendo era una situazione del tutto anomala.
Questi i numeri di quelle ore:
- i download dell’app IO, che la sera di lunedì 7 dicembre erano 6,6 milioni, dopo meno di 24 ore sfioravano la soglia dei 7,6 milioni, con un incremento di circa un milione;
- le richieste di accesso alla sezione “Portafoglio” dell’app IO (per attivare il Cashback o verificare i metodi di pagamento caricati) hanno raggiunto picchi di oltre 14.000 operazioni al secondo con oltre 2,3 milioni di utenti attivi presenti in app;
- è stata rilevata una media di 2.700 accessi al secondo (per un totale di 233.280.000 operazioni che hanno gravato sul backend dell’app IO).
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La piattaforma, basata su Microsoft Azure, ha vissuto i suoi problemi peggiori a causa di quanto scoperto il 9 dicembre, giorno in cui si è iniziata a riportare sotto controllo la situazione:
riusciamo a individuare la “root cause” per i disservizi del 7 dicembre, appurando che le chiamate al Notification Hub, effettuate usando l’SDK Javascript Microsoft, non utilizzano il keep-alive. Un alto numero di notifiche push da inviare provoca quindi l’accodamento di numerose chiamate al Notification Hub; tali chiamate esauriscono le porte sorgenti congestionando periodicamente tutte le richieste in uscita effettuate dalla Function (anche quelle che implementano le altre funzionalità, non necessariamente relative alle push). Il problema – sorto in concomitanza di un numero di utenti attivi senza precedenti – è la causa del disservizio già mitigato l’8 dicembre agendo esclusivamente sull’infrastruttura. La soluzione definitiva è consistita nell’integrare il keep-alive per le chiamate al Notification Hub.
Fornire spiegazioni è un passaggio importante per dare in pasto ai tecnici quanto desiderato e per far comprendere quanto la situazione abbia vissuto momenti di grande concitazione in conseguenza di aspetti impossibili da eludere (quali le verifiche imposte dalla PSD2) e le cui fragilità hanno reso complesse le prime ore del cashback.
I numeri, oggi
Secondo i dati aggiornati alla giornata di ieri, risultano essere iscritti al servizio circa 5,7 milioni di cittadini (sia da app IO che da altri canali); sono 9,6 milioni gli strumenti di pagamenti attivati, mentre sono 49,6 milioni le transazioni già elaborate. Insomma: ogni utente ha registrato in media 8,7 transazioni, cifra destinata repentinamente a salire oltre la soglia di 10 – il minimo sindacale per poter ottenere il primo cashback.