Un preciso ultimatum ai responsabili di Google e della gigantesca piattaforma di video sharing YouTube: tutti quei contenuti ritenuti offensivi o blasfemi dalle autorità pakistane dovranno essere rimossi , su “consiglio” del nuovo ministro per le Telecomunicazioni e l’IT Anusha Rahman Khan.
In seguito al caricamento del discusso Innocence of Muslims , il governo di Islamabad aveva optato per il blocco di tutti gli accessi locali al portalone di BigG, minacciato da altri paesi islamici per la rappresentazione blasfema del profeta Maometto. Nel corso di una conferenza stampa, il ministro Rahman Khan si è dichiarato disponibile a rimuovere i filtri DNS e dunque ordinare la riapertura del Tubo.
Lo stesso governo pakistano ha però dettato le sue condizioni all’azienda di Mountain View, che dovrà ripulire i suoi servizi di condivisione dei contenuti per assicurare la rimozione di materiale offensivo o contrario ai principi religiosi dell’Islam. In caso di risposta negativa, il Pakistan ordinerà un bando totale delle varie piattaforme del colosso californiano.
“Dipenderà dall’esito delle negoziazioni – ha spiegato il ministro alla stampa locale – Se resteranno ancorati alla loro posizione, possiamo bloccare Google in Pakistan come misura estrema, dal momento che esistono diverse alternative per la ricerca sul web”. Il governo di Islamabad ha già previsto controlli serrati su diverse piattaforme di Internet, dai flussi cinguettanti di Twitter ai post su Facebook.
A capo della divisione comunicazioni e affari pubblici di Google Malaysia, Zeffri Yusof ha spiegato che in Pakistan non esiste ancora una versione “localizzata” del Tubo, ovvero in linea con le specifiche leggi del paese asiatico. Mentre BigG prende tempo per “realizzare una versione locale di YouTube”, i contenuti ritenuti blasfemi non verranno rimossi dalla versione internazionale all’indirizzo youtube.com.
Mauro Vecchio