Semplici indiscrezioni , sussurrate al quotidiano locale The Express Tribune da un misterioso rappresentante dell’Assemblea Nazionale in terra pakistana. Le autorità di Islamabad avrebbero deciso di ritirare la proposta per l’implementazione di un gigantesco meccanismo di filtraggio dei più disparati spazi online .
Stando all’articolo del quotidiano pakistano, il ministero dell’IT avrebbe ricevuto numerose lamentele da parte dei vari protagonisti in gioco. I filtri pensati dal governo sarebbero di quelli imponenti, ovvero capaci di oscurare l’intero ecosistema digitale.
L’architettura modulare della proposta pakistana andrebbe ad implementare una serie di dispositivi hardware capaci di far sparire fino a 50 milioni di URL contemporaneamente , a velocità di esecuzione non superiori al millisecondo. Gli attivisti erano insorti con una petizione arrivata in breve a quasi 20mila firme.
“Queste indiscrezioni fanno pensare al meglio – hanno spiegato gli attivisti di Access – Ma c’è ancora la possibilità che il governo pakistano tenti di implementare di nascosto un simile meccanismo”. Il ministero dell’IT non ha confermato o smentito i rumors pubblicati da The Express Tribune .
Potrebbe dunque cadere nel vuoto il piano sperimentale che dovrebbe partire nelle principali città del Pakistan, da Karachi e Lahore fino a Islamabad. L’ingranaggio della censura pakistana vorrebbe coinvolgere tutti quei siti giudicati pericolosi, per tutelare la morale religiosa o per combattere il terrorismo internazionale .
Mauro Vecchio