Le performance sul mercato del sistema operativo webOS, degli smartphone Pre e Pixi di Palm, non sono esaltanti. Almeno stando alle cifre rilasciate dalla società per il terzo quarto del suo anno fiscale. Durante l’ultimo trimestre gli smartophone di Palm hanno venduto un totale di 408mila unità, una cifra inferiore di oltre 200mila telefonini rispetto alle stime iniziali, con un crollo rispetto ai 90 giorni precedenti del 29 per cento, e una riduzione annuale del 15.
Gli smartphone Palm vanno peggio del previsto , e gli azionisti soffrono per la riduzione dei guadagni e dei margini, mentre i concorrenti più blasonati fanno registrare risultati lusinghieri. Nello stesso periodo temporale Apple commercializza infatti 7,5 milioni di iPhone, mentre Google può vantare la messa in vendita di 60mila cellulari basati su Android al giorno stando a quanto ha sostenuto il CEO Erich Schmidt.
“I nostri recenti risultati sottotono sono stati molto deludenti” ha commentato il CEO Jon Rubinstein, “ma il potenziale di Palm rimane solido”. “Il lavoro che stiamo facendo per migliorare le vendite sta avendo un impatto – ha continuato Rubinstein – stiamo facendo grandi progressi sui prodotti futuri, e non vediamo l’ora di annunciare nuovi accordi con i provider”.
Palm promette di risollevare le proprie sorti economiche, ma già gli analisti sottolineano che le scarse vendite dell’ultimo quarto si rifletteranno pesantemente su quello successivo , con un numero di pezzi immessi in commercio più che doppio rispetto a quelli venduti.
Uscire dalla crisi si può, ma la possibile soluzione potrebbe comportare decisioni molto più drastiche di un semplice riassetto delle strategie di vendita o del settore R&D: per una Palm in difficoltà ci sono tanti soggetti con una liquidità fluente disposti ad acquistare e inglobare la società, basti pensare a Google e alla sua posizione delicata nel mercato degli smartphone tra Nexus One che non brilla e la guerra legale recentemente scatenata da Apple contro il partner HTC.
Alfonso Maruccia