La diffusione dei prodotti legati al contesto Internet-of-Things negli ultimi anni ha sollevato alcuni dubbi leciti riguardo sicurezza e privacy.
Maggiori interazioni con gli elettrodomestici smart e la loro connessione con la rete, spesso perpetua, li rende potenziali “brecce” nella vita privata degli utenti. A preoccuparsi, però, non solo solo i consumatori finali. Con l’attenzione dei cybercriminali sempre più pressante, anche i produttori si stanno muovendo per arginare i rischi legati all’IoT.
A palesare tutte le sue preoccupazioni, è stato di recente l’ingegnere capo di Panasonic, ovvero Yuki Osawa, che durante un’intervista a Wired ha affermato “I cicli di attacco stanno diventando più veloci. E ora i malware stanno diventando ancora più complicati“. Ciò che però sembra preoccupare Osawa non è tanto il presente quanto il futuro “Tradizionalmente, i malware IoT sono piuttosto basilari. Quello che temiamo di più è che una sorta di malware all’avanguardia e più avanzato prenderà di mira il settore. Quindi è importante proteggere i dispositivi anche dopo che il prodotto è stato spedito“.
Le parole dell’ingegnere capo del colosso nipponico, però, sono state seguite anche da un’iniziativa destinata a dare una svolta all’intero settore IoT.
Internet-of-Things? La risposta di Panasonic nel contesto della sicurezza
Durante il Black Hat, conferenza incentrata sulla sicurezza informatica tenutasi a Las Vegas negli scorsi giorni, Panasonic ha presentato un suo progetto per proteggere il mercato Internet-of-Things.
Stiamo parlando di un piano quinquennale, che costituisce in una serie di dispositivi-esca (in gergo tecnico honeypot) utilizzati per attrarre di proposito potenziali campagne malware. In questo modo, Panasonic conta di poter raccogliere molto più rapidamente ed efficacemente dati rispetto ai comportamenti dei criminali informatici.
Non solo: a quanto pare, il colosso informatico ha anche intenzione di condividere il frutto di questo lavoro con l’intero settore IoT, anche i produttori teoricamente in competizione con tale marchio. L’operazione, nota come Astira, viene definita da Osawa come una sorta di “vaccino” per il mercato IoT.
Al di là di questa iniziativa lodevole, lo stesso ingegnere capo ha poi sottolineato come l’impegno non deve essere solo da parte di chi produce i dispositivi, ma anche da parte dell’utenza. Troppo spesso, infatti, i prodotti una volta acquistati non vengono aggiornati con patch di sicurezza.
Nonostante tutto, i maggiori rischi legati ai malware, nel 2023, sono ancora collegati ai classici computer PC e smartphone. Proprio per questo motivo, adottare un antivirus anche al di fuori del contesto IoT è a dir poco essenziale.
Solo scegliendo una suite di sicurezza in grado di difendere in modo adeguato router, PC e smartphone è poi possibile concentrarsi sui prodotti smart, rendendo la propria casa un vero e proprio “fortino” rispetto alle tante minacce informatiche online.