Brutte notizie per i lavoratori Panasonic: l’azienda giapponese ha annunciato che procederà al taglio di 17mila unità lavorative (corrispondenti al 5 per cento dell’intera forza lavoro) entro il 2013, nel tentativo di abbattere le spese e mantenere il passo dei rivali asiatici.
La forza lavoro passerà , in questo modo, da 367 mila presenze a 350mila . I nuovi licenziamenti si aggiungono ai 18mila dello scorso anno per un totale di 35mila lavoratori in meno in tre anni.
“La cifra è enorme e per un’azienda veterana come Panasonic si tratta di una grande cambiamento” sostiene Toru Hashizume, capo del settore investimenti presso Stats Investment Management di Tokyo. “Nel medio termine il capitale azionario è sottostimato, sullo stesso livello del dopo-Lehman, sebbene le condizioni attuali sono più favorevoli per Panasonic” aggiunge Hashizume, in riferimento al collasso di Lehman Brothers e allo scoppio della crisi finananziaria.
Il colosso nipponico si prepara a sborsare 110 miliardi di yen (quasi 1 miliardo di euro ) per affrontare le spese di ristrutturazione entro il corrente anno fiscale e circa 50 miliardi di yen (circa 412 milioni di euro ) il prossimo anno.
Il piano di licenziamenti arriva dopo l’acquisto di un pacchetto azionario all’interno di Sanyo Electric Co. e Panasonic Electric Works Co., costato circa 5,5 miliardi di euro. “Ristrutturare è inevitabile dopo le acquisizioni” dice Masahiro Mitsui, analista di Federated Advisory Services Co. a Tokyo. “Panasonic ha bisogno di accrescere la propria competitività ancor più dato che le imprese del settore energetico sono sempre più sotto pressione da parte di concorrenti sudcoreani e cinesi”.
Panasonic sta infatti cercando di ricalibrare il proprio core business guardando al settore energetico e, in particolare, al commercio delle batterie ricaricabili, allo scopo di affrontare la competizione con Samsung, LG e altre aziende impegnate nel settore della tecnologia di consumo.
Cristina Sciannamblo