Pessima avventura, quella vissuta la settimana scorsa dagli utenti di Panda Security, con la società di sicurezza che è incappata in un aggiornamento incorretto capace di mettere al tappeto i PC di aziende e utenti privati. Sul cloud o in locale nessuno si salva, quando Panda riconosce i suoi stessi componenti come malevoli.
Il problema, ha riferito l’azienda spagnola, è nato dalla distribuzione di nuove firme virali malformate, un update per la versione cloud, commerciale e gratuita del software antimalware che è stato subito ritirato dalla circolazione, ma non prima di causare il caos sui PC degli utenti.
Si tratta in sostanza di un caso di sindrome virale “autoimmune”, un problema che in passato ha riguardato altri antivirus ancora più popolari di quelli di Panda come Kaspersky e Avira – e che nel caso in oggetto ha portato il software di sicurezza a riconoscere i componenti essenziali al suo funzionamento come malevoli.
L’antivirus ha quindi proceduto a mettere in quarantena i suddetti componenti, causando una serie di problemi più o meno gravi che nel peggiore dei casi, in seguito al reboot del sistema, ha portato a un PC inutilizzabile. Come un lettore di Punto Informatico ha confermato via email, il tentativo di disinstallazione dell’antivirus non fa che peggiorare le cose, cancellando Gigabyte di dati dall’hard disk.
Panda ha spiegato che l’update malformato è stato subito sostituito da un aggiornamento sicuro, ma questo non sarà di molto conforto per gli utenti e le aziende costrette a fare i conti con sistemi Windows inutilizzabili, collegamenti di rete non accessibili e dati spariti dall’HDD.
La società ha in ogni caso fornito istruzioni dettagliate (con tanto di tool di recupero da scaricare ed eseguire in locale) su come disabilitare le componenti dell’antivirus per aggiornare il software o riavviare una copia funzionante di Windows.
Alfonso Maruccia