Taranto – I computer usati e i software open source sono la chiave di volta di una ulteriore iniziativa che può contribuire a ridurre il digital divide portando all’inclusione nella Società dell’Informazione di popolazioni che oggi ne sono perlopiù escluse: accade con l’iniziativa Pane e PC di Francesco Settembre e Antonio Confessore presso la parrocchia Santa Famiglia di Taranto. L’obiettivo è portare il computing e l’accesso alla società della conoscenza al centro del quartiere Salinella a Taranto, dove almeno i tre quarti dei residenti sono ad oggi digital divisi .
Il trashware come risorsa per una “nuova informatica” è tutto meno che una novità ma Pane e PC dimostra quanto possa essere utile attivarsi nella propria comunità: l’idea è raccogliere le donazioni di PC ritenuti obsoleti da aziende e da privati, di rimetterli a nuovo grazie al software libero con il contributo volontario di alcuni esperti e di donarli alle famiglie che più ne hanno bisogno, dopo avere insegnato loro come utilizzarli.
Pane e PC dunque ha il triplice obiettivo di riciclare con efficacia pc altrimenti destinati allo smaltimento, diffondere il software libero , la sua cultura e le sue potenzialità, e ridurre il digital divide , portando PC in famiglie che fin qui non hanno avuto l’opportunità di conoscere il computing. Per insegnare a famiglie e ragazzi si sta attrezzando un’aula che troverà spazio nella Parrocchia. L’obiettivo è coinvolgere il maggior numero di persone fornendo conoscenze di base sia a livello hardware che software. Per saperne di più Punto Informatico ha parlato con uno degli ideatori di Pane e PC, Antonio Confessore .
Punto Informatico: Che interesse c’è da parte dei privati? Riuscite ad ottenere sufficienti donazioni di materiali?
Antonio Confessore: Abbiamo ricevuto molte donazioni da parte di privati. Dovremmo ritirare oggi stesso o in settimana del materiale dal centro informatico di Taranto.
PI: E sono sufficienti?
AC: Sì. Dovremmo tenere lezioni ogni settimana così da riuscire a colmare il divario almeno per quanto riguarda i ragazzi.
PI: Pensate a vere e proprie classi?
AC: Sì ma successivamente, con altri computer che stiamo assemblando, dovremmo riuscire anche ad aiutare coloro che non riescono a seguire in gruppo. Andranno seguiti passo passo anche con il sostegno telematico.
PI: Come si compongono i corsi?
AC: I corsi non sono ancora stati avviati perché attendiamo ancora l’assemblaggio dell’aula informatica. Ad ogni modo puntiamo a tenere lezioni di 3 o 4 ore alla settimana dividendo in più gruppi i partecipanti, insegnando più cose possibili anche a gruppi differenti. Cercheremo di far rimanere quindi tutti quanti passo passo sullo stesso punto.
PI: Avete deciso di insegnare basandovi sui sistemi aperti, open source, come mai?
AC: Perché l’open source è un metodo sicuro per imparare qualcosa. Con i sistemi operativi liberi, a parte il fatto che non ci sono problemi di licenze, si impara a mettere le mani sul sistema e poi si possono usare anche PC obsoleti usando al massimo tutte le risorse.
PI: Digital divide affrontato a colpi di software libero
AC: L’utilizzo di sistemi liberi è utile per cercare di colmare quel divario che c’è. Le tecnologie sono usate da una minoranza della popolazione che in questo modo possono avvicinarsi a questi sistemi, peraltro in continuo sviluppo, con approcci diversi e innovativi.
PI: E se gli studenti nel mondo del lavoro troveranno sistemi proprietari?
AC: Per quanto riguarda gli applicativi, quelli che insegniamo hanno le medesime caratteristiche dei sistemi proprietari, documenti di Word o di Excel vengono scritti allo stesso modo, lo stesso vale per la musica: ci sono programmi equivalenti a quelli proprietari. I problemi potrebbero presentarsi solo al momento di fare cose come configurare un rete.
PI: Al di fuori di Windows
AC: Il fatto è che l’ambiente Windows può essere percepito ugualmente usando i software liberi, per esempio usando la distribuzione Ubuntu di Linux. In quel caso l’utente si può muovere come farebbe con Windows, ad esempio trovandosi a gestire i medesimi tipi di menù.
PI: Da dove nasce Pane e PC? Come vi è venuta l’idea?
AC: L’ideatore di questo progetto è stato Francesco Settembre che ha già provveduto ad effettuare un altro progetto del genere. Lo abbiamo pensato in piccolo, per la nostra città, per cercare di aiutare chi ha bisogno di una mano per imparare qualche cosa di utile come l’uso di un computer.
PI: Che prospettive ci sono? C’è interesse?
AC: Al momento l’iniziativa sta procedendo nel migliore dei modi. Stiamo avendo riscontri da più parti, per esempio c’è un’azienda di Padova che ci donerà i computer. Come questa ce ne sono altre dalle quali siamo in attesa di risposta.
PI: Ci sono possibilità di espansione dell’iniziativa?
AC: Ovviamente non escludiamo nulla. Anche perché effettuare dei corsi di questo tipo ad un livello maggiore sarebbe una soddisfazione personale.
a cura di Gabriele Niola